«Il bazooka è sempre sul tavolo ma non lo usiamo perché non vogliamo avere un big bang, vogliamo parlare, vogliamo un negoziato». La Commissione europea esprime la sua posizione attraverso il portavoce al commercio, sulla scorta della discussione di ieri a Lussemburgo tra i ministri europei competenti.
Il “bazooka” a cui si fa riferimento consiste nel ricorso alle misure anticoercizione (per esempio restrizioni a import ed export di beni e servizi, sui diritti di proprietà intellettuale e sugli investimenti esteri diretti) e per l’Unione europea sembra essere sì l’ultima spiaggia, ma una ipotesi ancora in ballo per replicare ai dazi imposti da Donald Trump. La prima risposta europea alle tariffe Usa su acciaio e alluminio sarà adottata oggi: a quanto risulta la lista dei prodotti americani colpiti, dalla quale è stato escluso il whisky, avrà un valore di 21 miliardi di euro a fronte del valore di 26 miliardi di euro dei dazi americani contro i due settori Ue. Le misure Ue entreranno in vigore in due tempi, il 15 aprile e il 15 maggio.
La risposta
Dopodiché all’inizio della prossima settimana sarà la volta della preparazione della risposta europea ai dazi americani contro le auto e all’ultima tariffa generalizzata del 20% che gli Usa chiamano “reciproca”. Un piano graduale studiato passo dopo passo, ma che allo stesso tempo indica che Bruxelles non è ferma con le mani in mano in attesa di negoziare un accordo per “zero dazi” sui beni industriali.
La posizione della Cina
La linea europea è diversa da quella della Cina, che ieri ha promesso di «combattere fino alla fine»: il ministero degli Esteri ha indicato che «se gli Usa vogliono davvero dialogare allora dovrebbero dare prova di avere un’attitudine basata sull’equità, sul rispetto e sulla reciprocità». Bruxelles, che rappresenta negli affari commerciali i governi Ue, vuole invece «evitare l’escalation». Lo ha ribadito la presidente von der Leyen al termine di un contatto telefonico con il premier cinese Li Qiang. Evitare le tensioni però non vuol dire farsi trovare impreparati.
Il cronoprogramma
Per ora la Ue gioca sui tempi: il 15, come detto, scatterà la prima serie di contromisure in risposta ai vecchi dazi americani su acciaio e alluminio. Ma questo è solo l’inizio perché gli Usa hanno cominciato già a colpire con dazi sull’import di auto e poi c’è il dazio “reciproco” generalizzato, il colpo finale. La decisione Ue sui controdazi europei richiede parecchie settimane e ciò crea lo spazio temporale per un negoziato che possa renderli superflui. Ciò presuppone la volontà americana di avviare effettivamente un dialogo. Su questo, al momento, non ci sono segnali che Trump voglia aprire una discussione con l‘Europa. Il segretario al Tesoro americano Bessent ha dichiarato a Fox News che una volta ricevuta rassicurazione da parte dei paesi sotto tiro dei dazi che apriranno i loro mercati nazionali ai prodotti americani «Trump sarà pronto a negoziare». Secondo lui sarebbero 70 i paesi che hanno contattato la Casa Bianca per discutere. Resta il fatto che il presidente Usa ha ribadito chiaro e tondo che le tariffe zero sui prodotti industriali non sono una soluzione “sufficiente”.