All’indomani della sospensione reciproca per 90 giorni delle tariffe, l’Europa prepara le sue carte per trattare sui dazi con gli Stati Uniti. Il commissario al Commercio Maros Sefcovic sarà da domenica a Washington per dare il via a un nuovo round dei negoziati. Dal canto suo la presidente della Bce, Christine Lagarde, sempre in occasione della riunione informale dell’Eurogruppo, ha suonato il campanello d’allarme per l’inflazione. Ma comunque ha assicurato: «Siamo pronti ad usare gli strumenti a disposizione per garantire stabilità finanziaria e dei prezzi». Quanto a un eventuale intervento fiscale sui prodotti delle Big Tech Usa, il commissario europeo all’Economia Dombrovskis ha aggiunto che «è un surplus a vantaggio degli Stati Uniti nel settore dei servizi, è tutto sul tavolo».
La minaccia sulle big tech
In un’intervista al Financial Times, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen aveva infatti avvertito Donald Trump che in caso di negoziati «non soddisfacenti», Bruxelles è pronta a colpire le Big Tech statunitensi che fanno affari in Europa. Di fatto, l’Ue cercherà un accordo «completamente equilibrato» con Washington durante i 90 giorni di pausa nell’applicazione di dazi aggiuntivi. Ma è pronta a estendere drasticamente la guerra commerciale transatlantica alle Big Tech se i negoziati fallissero, includendo potenzialmente una tassa sui ricavi pubblicitari digitali che colpirebbe gruppi tecnologici come Meta, Google e Facebook. «Stiamo sviluppando misure di ritorsione», ha affermato von der Leyen, spiegando che queste potrebbero includere il primo utilizzo dello strumento anticoercitivo dell’Unione, il cosiddetto bazooka, con il potere di colpire le esportazioni di servizi.
Le contromisure
«Esiste un’ampia gamma di contromisure nel caso in cui i negoziati non siano soddisfacenti». Queste potrebbero includere dazi sugli scambi di servizi tra Stati Uniti e Ue, sottolineando che le misure esatte dipenderebbero dall’esito dei colloqui con Washington. «Un esempio è l’imposizione di un’imposta sui ricavi pubblicitari dei servizi digitali». La misura consisterebbe in una tariffa applicata in tutto il mercato unico. Questa misura differisce dalle imposte sulle vendite digitali, che vengono imposte individualmente dagli Stati membri. Von der Leyen ha affermato che la guerra commerciale di Trump ha causato «un punto di svolta completo nel commercio globale». «È senza dubbio un punto di svolta per gli Stati Uniti», ha affermato, aggiungendo: «Non torneremo mai più allo status quo». «Non ci sono vincitori in questo, solo perdenti», ha continuato, riferendosi alle turbolenze nei mercati azionari e obbligazionari. «Oggi vediamo il costo del caos… i costi dell’incertezza che stiamo vivendo oggi saranno pesanti».