«Se gli Stati Uniti continueranno a contenere la Cina, reagiremo con fermezza». Non usa mezzi termini il capo della diplomazia cinese, Wang Yi, incontrando i giornalisti e continuando a criticare le politiche Usa nel mezzo della guerra dei dazi con l’amministrazione Trump. La Repubblica Popolare torna a promettere «contromisure in risposta» a quelle che considera «pressioni arbitrarie» e insiste nell’accusare Trump di usare il problema del fentanyl, la droga killer, come «pretesto». Le due superpotenze possono contribuire l’una al successo dell’altra, ha ripetuto Wang, insistendo sul «rispetto reciproco» e sulla necessità di «cooperazione e dialogo» con approcci che siano «positivi e pragmatici».
Il rapporto tra le superpotenze
«Nessuno dovrebbe poter pensare di poter sopprimere la Cina e al contempo mantenere buone relazioni con la Cina – ha detto Wang, nelle dichiarazioni rilanciate dai media cinesi – Queste azioni ipocrite non sono positive per la stabilità delle relazioni bilaterali né per creare fiducia reciproca». A margine dei lavori delle “Due Sessioni”, l’evento politico dell’anno del gigante asiatico, ha osservato come se ogni Paese, come gli Stati Uniti, desse priorità ai suoi interessi nazionali nelle decisioni di politica estera il mondo tornerebbe alla «legge della giungla».
Il messaggio
Nel lanciare il suo monito, Wang – fedelissimo del leader cinese Xi Jinping – non ha mai citato esplicitamente gli Stati Uniti, ma il messaggio è stato molto chiaro. «Nel mondo ci sono più di 190 Paesi – ha detto, rispondendo a una domanda della Cnn che gli chiedeva della politica “America First” di Donald Trump – Se tutti dovessero sottolineare “Prima il mio Paese” e fissarsi su una posizione di forza, regnerebbe di nuovo la legge della giungla, i Paesi più piccoli e più deboli ne sentirebbero per primi il peso e sarebbe un duro colpo per le norme e l’ordine internazionale». «Un grande Paese deve onorare i suoi impegni a livello internazionale e adempiere al proprio dovere. Non dovrebbe mettere interessi egoistici davanti ai principi e ancor meno dovrebbe esercitare il potere bullizzando i deboli», ha incalzato Wang. E ha citato il caso di Deepseek, il modello di intelligenza artificiale cinese, come prova, a suo avviso, dell’inutilità delle misure decise dagli Stati Uniti. «Quando c’è un assedio, c’è una svolta – ha detto – Quando c’è oppressione, c’è innovazione». Intanto i dati ufficiali diffusi ieri mostrano che a gennaio e febbraio il valore delle esportazioni cinesi è aumentato del 2,3% su base annua, ben al di sotto delle aspettative, come evidenziano gli osservatori. Ma la Cina si è detta «fiduciosa», aggrappandosi a una crescita economica di «circa il 5%», un obiettivo simile all’anno scorso, nonostante le «incertezze esterne» e la «domanda interna debole».