Nella prima delle due giornate di Consiglio europeo nella capitale belga, i capi di Stato e di governo dei 27 Paesi membri dell’Unione europea hanno discusso sulle questioni inerenti al sostegno militare a Kiev. Diversamente dagli anni precedenti in cui si cercava in tutti i modi di arrivare all’unanimità nelle conclusioni in questo Consiglio, così come in quello straordinario di due settimane fa, si è raggiunto un accordo a 26, andando oltre l’opposizione dell’Ungheria. «Il Consiglio europeo ribadisce il suo continuo e incrollabile sostegno all’indipendenza, alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale».
La pace attraverso la forza
Nel documento finale firmata dai 26 si è ribadito quindi l’impegno europeo nel fornire nuovi e consistenti aiuti finanziari e militari per ottenere «una pace globale, giusta e duratura, accompagnata da solide e credibili garanzie di sicurezza» al fine di un futuro ingresso all’interno dell’Unione europea. Durante l’incontro, a tal proposito, è stato elogiato il contributo avanzato dalla cosiddetta coalizione dei volenterosi, il cui vertice tra i capi Stato maggiore si è svolto in contemporanea a Londra.
L’intervento di Zelensky
Quello del presidente ucraino al Consiglio europeo è stato un intervento breve in cui ha rimarcato la necessità da parte europea dell’invio di munizioni per un valore di 5 miliardi. «Il vostro sostegno all’Ucraina non diminuisca, ma continui e cresca, in particolare per la difesa aerea e l’assistenza militare – ha dichiatato Zelensky entrando poi nel merito della difesa comune – L’Europa ha bisogno di indipendenza tecnologica, anche nella produzione di armi, tutto ciò che serve per proteggere il continente deve essere prodotto qui, in Europa. Dobbiamo lavorare insieme su questo». 5 miliardi appunto, non 40 come chiesto alla cancellerie dall’Alto rappresentante per la politica estera europea, Kaja Kallas.
Sui colloqui di pace
In un passaggio della conclusione della prima giornata del Consiglio si è accennato ai colloqui in corso tra Trump, Putin e lo stesso Zelensky al fine di giungere inizialmente a una tregua dei combattimenti. Questi ultimi sono stati accolti con favore dai capi di Stato e di governo europei, che però, stando a fonti diplomatiche comunitarie, non credono al momento che siano in corso veri negoziati. «Siamo a favore della dichiarazione di Ucraina e Stati Uniti a seguito del loro incontro in Arabia Saudita – si legge nella conclusione a 26 – invitamo la Russia a mostrare una reale volontà politica per porre fine alla guerra».
La posizione di Orban
Il veto ungherese, come detto, non rappresenta una novità negli annali delle votazioni al Consiglio europeo, questa volta però Budapest ha chiarito meglio le sue posizioni, in netto contrasto con quelle europee. «Cosa è successo negli ultimi tre anni? Abbiamo interrotto la cooperazione pragmatica economica ed energetica con la Russia, cosa che ci è costata un sacco di soldi – ha chiarito il consigliere politico del presidente magiaro, Balasz Orban – Abbiamo iniziato la guerra commerciale contro la Cina. E ora abbiamo uno scontro basato sulle relazioni commerciali e l’ideologia con la nuova leadership degli Stati Uniti». E in merito alla nuova strategia di isolamento del dissidente nel firmare le conclusioni del Consiglio ha detto: «Noi ungheresi tolleriamo i disaccordi all’interno dell’Unione Europea, ma questa strategia non ci porta da nessuna parte».