Allagamenti da piogge intense, grandinate, siccità. Eventi estremi, si chiamano così, ma anche e soprattutto segnali di allarme di un ecosistema che si va sbriciolando sotto i colpi di una gestione ‘leggera’ del territorio.
L’aumento
Nei primi mesi del 2025 quegli eventi estremi, segno di una vera e propria crisi climatica, sono già tanti, se si mettono a confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente. Lo hanno fatto i tecnici dell’Osservatorio Città Clima di Legambiente, che fino a metà maggio ne hanno contati già 110 in tutta Italia.
Le regioni del Sud
Stabile, al momento, la Puglia, che ne conta 6 contro i 13 verificatisi nel 2024, i 17 del 2023, altrettanti nel 2022 e solo 9 nel 2021. Ancora meno toccata la Basilicata, che nel 2025 non ne registra, nel 2024 solo 5, nel 2023 32, nel 2022 4 e nessuno nel 2021.
La tipologia
Addentrandoci nell’analisi delle tipologie di eventi, si delineano nuovi aspetti: i danni da allagamento per piogge intense hanno riguardato il 2 marzo scorso Melendugno, in Salento, mentre bisogna andare indietro fino al 2018 per trovare i danni al patrimonio storico prodotti da quelle piogge: il 6 novembre a Taranto, e ancora più indietro il 2 settembre 2012 a Canosa di Puglia, nella Bat. I danni alle infrastrutture sono stati rilevati per l’ultima volta nel 2022 a Molfetta (il 24 agosto), a Fasano, nel Brindisino, 4 giorni dopo, e a Bitonto il 20 novembre.
I danni all’agricoltura
Agricoltura in ginocchio, negli ultimi mesi, a causa della violente grandinate che hanno rovinato le colture: il 15 febbraio scorso a Gagliano del Capo (in Salento), il 28 marzo a Bitonto (nel Barese) e il 24 aprile scorso a Lucera, nel Foggiano. Niente danni da vento nei primi mesi del 2025 in Puglia, ma se ne registrano 4 sia nel 2024 che nel 2023.
Siccità e mareggiate
A marzo scorso, l’11, era già allarme siccità da temperature alte e danni da siccità prolungata a Foggia, ed era successo una sola volta nel 2024 a Lizzano, nel Tarantino, il 26 maggio 2021 di nuovo a Foggia, e il 24 marzo 2020 nella stessa area geografica, a San Severo, un mese prima a Lucera. Le temperature estreme in città, altro parametro preso in esame, non hanno piegato la Puglia negli ultimi anni, il precedente risale al 30 settembre 2013, a Brindisi. Nessuna mareggiata finora in Puglia, 1 sola il 1 luglio 2024 a Porto Cesareo, in Salento, altre due in località poco distanti mesi prima: il 16 dicembre 2023 a Melendugno, il 16 giugno a Castrignano del capo.
Gli attivisti
I dati, sostengono, confermano l’insufficienza delle politiche attuali su mitigazione e adattamento e rendono urgente un cambio di passo. A sottolinearlo, chiedendo azioni immediate, sono gli oltre 300 giovani attivisti e attiviste di Legambiente che ieri hanno creato una catena umana sulla spiaggia dell’Oasi Dunale di Paestum (Sa) per lanciare un messaggio chiaro e inequivocabile: «Per contrastare la crisi climatica, ridurre le bollette e produrre nuovi posti di lavoro green, serve una risposta immediata e concreta da parte del governo Meloni e dalle Regioni. Stop fossili, Start rinnovabili», hanno manifestato.
L’azione simbolica
Promossa nell’ambito dello Youth Climate Meeting 2025 di Legambiente, per richiamare l’attenzione pubblica e istituzionale sulla necessità di velocizzare la transizione ecologica, abbandonando le fonti fossili per accelerare la strada delle energie rinnovabili e dell’innovazione. Una scelta strategica per contrastare gli effetti sempre più gravi della crisi climatica e per costruire un futuro più equo, sostenibile e ricco di opportunità sociali, economiche e occupazionali.