«Non vogliamo essere anestetizzate, sopraffatte, manipolate da ciò che succede nel mondo, la parola d’ordine è demilitarizzare». Questo è lo slogan che si legge nella partecipazione allo sciopero transfemminista indetto da Non una di meno, quest’anno contro le guerre, le violenze e le povertà indetto in occasione della giornata internazionale della donna. Da Roma a Milano fino alla Padova di Giulia Cecchettin, per citare solo le più grandi, migliaia di donne e non solo hanno sfilato per le vie e le piazze in una marea viola e fucsia.
Il corteo romano
Sono state oltre 20mila nella capitale le partecipanti al corteo che alla fine della manifestazione davanti al Colosseo hanno fatto agitare in aria delle chiavi. «Non ci fermeremo finché non sarà distrutto il patriarcato – hanno urlato dal megafono le attivista di Non una di meno – Con le chiavi fatte agitare in aria vogliamo simboleggiare i luoghi che ancora non sono sicuri per le donne». Le manifestanti si sono poi spostate a Largo di Torre Argentina, in cui avrebbe dovuto esibirsi al teatro omonimo Luca Barbareschi. «Nel giorno dello sciopero transfemminista, ad occupare le scene del teatro Argentina è uno dei simboli del patriarcato italiota – hanno spiegato le attiviste – regista, attore e direttore artistico noto per aver violentemente sminuito le voci delle attrici che grazie al MeToo stanno denunciando anni di molestie e abusi nel mondo del cinema e del teatro».
La manifestazione per Giulia
Durante la mattinata in centinaia tra donne e uomini sono scesi in piazza a Padova per la manifestazione, che si è poi snodata per le vie del centro storico al grido di «Sciopero ovunque – 8 marzo contro la violenza maschile e di genere». Al termine del corteo, davanti al palazzo del municipio e all’Università è stata ricordata Giulia Cecchettin, la studentessa padovana uccisa dal suo ex fidanzato Filippo Turetta.
Lotto, boicotto, sciopero
A Milano, a partire da piazza Duca d’Aosta, hanno manifestato circa 10mila persone, secondo i dati della Questura con striscioni colorati, cartelloni, bandiere della pace e della Palestina. Prima dell’inizio del corteo un gruppo di ragazze si è alzata le gonne in un gesto di rivendicazione della libertà. Alcune vetrine di note multinazionali sono state imbrattate con il glitter. «La nostra lotta transfemminista è una lotta antirazzista, ecco perché oggi questa piazza diventa zona fucsia», hanno spiegato le attiviste riferendosi al ddl Sicurezza che ha introdotto le zone rosse. «È stato detto che uno degli obiettivi è allontanare i molestatori, ma noi ci chiediamo: chi sono i molestatori? Non è in nostro nome che chiuderete i confini, che costruirete ghetti, alzerete muri e ci dividerete».