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Corte costituzionale, ancora una fumata nera per l’elezione dei giudici

Dopo l’ottimismo di Giorgia Meloni che giovedì scorso aveva affermato di “procedere spediti verso l’elezione”, ancora una volta dal comignolo di Montecitorio è uscita una fumata nera per la scelta dei quattro giudici costituzionali. Quali le cause? Un mancato accordo tra maggioranza e opposizioni sul nome condiviso da indicare come tecnico e l’impasse dentro Forza…
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Dopo l’ottimismo di Giorgia Meloni che giovedì scorso aveva affermato di “procedere spediti verso l’elezione”, ancora una volta dal comignolo di Montecitorio è uscita una fumata nera per la scelta dei quattro giudici costituzionali. Quali le cause? Un mancato accordo tra maggioranza e opposizioni sul nome condiviso da indicare come tecnico e l’impasse dentro Forza Italia.

L’intesa mancata

Già poco prima della seduta, ieri, le parole della capogruppo del Pd alla Camera, Chiara Braga, hanno tracciato la linea attendista: «sull’elezione dei giudici è proseguito il raccordo con le altre opposizioni e con la maggioranza, ma non sono ancora mature le condizioni per un’intesa. Il dialogo continuerà nelle prossime ore». «Siamo nel pieno del compromesso previsto dalla Costituzione» le ha fatto eco il capogruppo del suo stesso partito in Senato Francesco Boccia, al termine di una veloce riunione dei gruppi dem. A cui sono seguite le dichiarazioni del capogruppo a Montecitorio di Forza Italia, Paolo Barelli: «non sono sicuro che oggi si troverà la quadra e potrebbe darsi che il Parlamento sia chiamato a riunirsi anche in un modo non completamente usuale, ma legittimo, entro la fine della settimana».

Il no ai parlamentari

Così al termine della chiama iniziata alle 13 sono state 377 le schede bianche, 15 le nulle e nove disperse, in attesa di una nuova convocazione, forse già per domani.

Intanto, però, vanno sciolti i nodi. Il primo riguarda il giudice scelto dai berluscones. Secondo quanto filtra in Transatlantico, è la stessa premier a dire di no a parlamentari. In questo caso, salterebbero i nomi del viceministro alla giustizia, Francesco Paolo Sisto, e del senatore Pierantonio Zanettin. Sui due nei giorni scorsi c’è stato un vero e proprio braccio di ferro all’interno del partito. Così, anche in virtù delle indicazioni di Palazzo Chigi, potrebbe esserci un terzo nome; si parla di Andrea Di Porto, avvocato Fininvest.

Complessa è anche la scelta del cosiddetto tecnico, che dovrebbe essere una giurista donna. Sui nomi si tratta ancora. Tra le papabili figurano Gabriella Sandulli Palmieri, avvocata generale dello Stato, anche pesa l’esser considerata “contiana”, visto che l’ex premier la indicò in quel ruolo, la docente dell’Università del Molise, Luisa Corazza, e Valeria Mastroiacovo, anche se sulla titolare di diritto tributario all’Ateneo di Foggia ci sono riserve da parte delle opposizioni, che dovrebbero condividere la scelta, perchè è consulente del giudice costituzionale Luca Antonini, eletto in quota Lega. Nell’attesa si avvicina la data del 20 gennaio quando la Corte sarà chiamata a decidere sull’ammissibilità del referendum sull’Autonomia differenziata. Una Camera di consiglio che proprio dal Governo vorrebbero fosse presa con il plenum ricomposto.

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