SEZIONI
SEZIONI
Bari
Sfoglia il giornale di oggiAbbonati

Corruzione nel Casertano, ai domiciliari il sindaco di Arienzo: arrestato anche un ex consigliere regionale campano

C'è anche Giuseppe Guida, sindaco di Arienzo in provincia di Caserta, tra i destinatari delle 17 misure cautelari notificate dai carabinieri nell'ambito di un'inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, su corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, istigazione alla corruzione, turbata libertà degli incanti, riciclaggio e autoriciclaggio. Guida, che è anche coordinatore provinciale di…
l'edicola

C’è anche Giuseppe Guida, sindaco di Arienzo in provincia di Caserta, tra i destinatari delle 17 misure cautelari notificate dai carabinieri nell’ambito di un’inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, su corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, istigazione alla corruzione, turbata libertà degli incanti, riciclaggio e autoriciclaggio. Guida, che è anche coordinatore provinciale di Forza Italia a Caserta, è finito ai domiciliari.

Coinvolto nell’inchiesta (per lui disposto il carcere) l’ex consigliere regionale dell’Udeur nonché imprenditore dei rifiuti di Casal di Principe, Nicola Ferraro, che già ha scontato 7 anni di carcere per concorso esterno in camorra.

Tra gli indagati anche l’ex direttore generale dell’Asl di Caserta Amedeo Blasotti, per il quale la Procura guidata da Nicola Gratteri aveva chiesto il divieto di dimora che però il gip non ha concesso durante gli interrogatori del maggio scorso, e l’ex consigliere regionale Luigi Bosco, attuale coordinatore regionale di Azione; anche per quest’ultimo la richiesta di misura è stata rigettata.

Guida è accusato di aver concesso nel 2019 l’appalto per il servizio di raccolta rifiuti del Comune di Arienzo, ottenendo appoggio elettorale.

Complessivamente sono state emesse dal gip tre ordinanze di arresti in carcere, sette ai domiciliari e sette tra divieti di dimora e misure interdittive. Ferraro, in particolare, avrebbe continuato a “operare” nel settore ambientale, infiltrando, come fatto già in passato per conto del clan dei Casalesi (fazione Schiavone-Bidognetti), le amministrazioni pubbliche, tra Comuni e Asl.

A parere degli inquirenti, l’ex consigliere regionale avrebbe perpetuato il sistema di accaparramento di appalti pubblici a imprese da lui indicate, ovviamente dietro favori e appoggi elettorali. Il sistema illecito svelato dalla Dda riproduceva quello che già Ferraro aveva messo in piedi prima della condanna a sette anni, solo che in questo caso l’ex consigliere regionale, hanno accertato i carabinieri del Reparto Operativo di Caserta coordinati dai pm anticamorra Vincenzo Ranieri e Maurizio Giordano, non agiva con aziende proprie, ma muoveva i fili di un cartello di aziende di proprietà di imprenditori che a lui facevano riferimento, e che quando ottenevano, grazie al suo potere e alle sue conoscenze, appalti per il servizio rifiuti o per la sanificazione di ospedali, gli pagavano una percentuale.

L’indagine aveva già avuto uno step importante a fine 2023, quando i carabinieri trovarono e sequestrarono a casa di un imprenditore vicino a Ferraro due milioni di euro in contanti, ritenuti proprio parte del giro di denaro relativo agli appalti aggiudicati alle aziende di riferimento di Ferraro.

CORRELATI

Cronaca, Italia","include_children":"true"}],"signature":"c4abad1ced9830efc16d8fa3827ba39e","user_id":1,"time":1730895210,"useQueryEditor":true,"post_type":"post","post__in":[462143,462058,462055],"paged":1}" data-page="1" data-max-pages="1" data-start="1" data-end="3">

Lascia un commento

Bentornato,
accedi al tuo account

Registrati

Tutte le news di Puglia e Basilicata a portata di click!