I negoziati alla Cop29 di Baku, la conferenza mondiale sul clima, sono ad un punto morto. La proposta avanzata dalla presidenza azera per un nuovo fondo di aiuti climatici ai Paesi in via di sviluppo non ha convinto tutti.
La bozza prevede di stanziare 250 miliardi di dollari all’anno entro il 2035, ma solo a partire dal 2025. Inoltre, questi fondi non saranno esclusivamente a fondo perduto, ma potranno includere prestiti. Un compromesso che lascia insoddisfatti sia i Paesi donatori che quelli riceventi.
Le richieste dei Paesi in via di sviluppo
I Paesi più vulnerabili, come quelli africani e insulari, ritengono questa cifra insufficiente e chiedono un impegno maggiore da parte dei Paesi ricchi. L’obiettivo iniziale era di raggiungere 1.300 miliardi di dollari all’anno già dal 2025, con una prevalenza di contributi a fondo perduto.
La proposta azera ha diviso le posizioni:
- Paesi in via di sviluppo: Considerano l’offerta inadeguata e chiedono maggiori garanzie.
- Paesi ricchi: Sono preoccupati per l’impatto economico di un aumento significativo dei finanziamenti.
- Cina: Vuole contribuire ai finanziamenti, ma senza essere considerata un Paese donatore.
- Arabia Saudita: Si oppone a nuovi tagli alle emissioni.
Il mancato accordo sui finanziamenti potrebbe compromettere gli sforzi globali per contrastare il cambiamento climatico e proteggere le comunità più vulnerabili. I negoziati proseguono, ma il tempo stringe. La Cop29 potrebbe protrarsi oltre la data prevista, con il rischio di un nuovo rinvio delle decisioni più importanti.
Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha sottolineato l’urgenza di trovare una soluzione condivisa, definendo i finanziamenti per il clima «un investimento contro la devastazione che il caos climatico incontrollato infliggerà a tutti noi».