«Hamas sosterrà un cessate il fuoco tra Hezbollah e Israele». Così un alto funzionario dell’organizzazione in Libano, Osama Hamdan, all’emittente libanese Al Mayadeen. Tutto questo nonostante le precedenti promesse di Hezbollah: porre fine ai combattimenti in Libano solo se la guerra a Gaza sarà finita. «Ogni annuncio di tregua – dichiara – è benvenuto. Hezbollah è stato al fianco del nostro popolo e ha fatto sacrifici significativi»
«Noi siamo pronti, ora dipende dagli israeliani». Sullo stop al conflitto l’intervento del ministro degli Esteri libanese, Abdallah Rashid Bou Habib, in un’intervista a La Repubblica. «Abbiamo detto agli americani che siamo pronti a implementare completamente la risoluzione 1701, ora dipende dagli israeliani. Ci sono segnali positivi ma non sono finali».
La risoluzione 1701 dell’11 agosto 2006, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite prevede il potenziamento del contingente militare di UNIFIL
La missione UNIFIL (United Nations Interim Force In Lebanon) ha il compito di verificare il ritiro delle truppe israeliane, di ristabilire la pace e la sicurezza internazionale, nonché di assistere il Governo del Libano a ripristinare la sua effettiva autorità nella zona.
L’11 agosto 2006 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato, all’unanimità, la risoluzione n. 1701, che, tra l’altro, ha invitato alla completa cessazione delle ostilità (sia di ogni attacco da parte di Hezbollah sia di tutte le operazioni militari offensive da parte di Israele) ed ha previsto, a tregua avvenuta, il dispiegamento congiunto delle forze libanesi e di UNIFIL (il cui contingente è stato incrementato fino a un massimo di 15.000 unità) nel Libano meridionale, nonché il contestuale ritiro di Israele dalla regione. Il nuovo dispiegamento di UNIFIL, cui hanno contribuito in modo consistente e determinante l’Italia e la Francia, è stato avviato dopo il cessate il fuoco iniziato il 14 agosto. Nella guerra sono morti più di 1.100 libanesi, mentre oltre un milione sono stati costretti a lasciare le loro case. Sono stati danneggiati 150 ponti, 60.000 unità abitative, di cui almeno 15.000 completamente rase al suolo.
«Il Libano – spiega Abdallah Rashid Bou Habib – ha bisogno di pace, non vogliamo più morti e distruzione. Siamo pronti a mandare 5 mila soldati in più dell’esercito libanese (Laf, Lebanese Armed Forces) a sud per collaborare con le truppe dell’Unifil e garantire che nessun’altra autorità, al di fuori del governo libanese, operi nell’area, che non ci siano altre armi se non quelle dell’esercito. A condizione che anche gli israeliani rispettino la risoluzione, perché da sempre violano i nostri confini, per aria, terra e mare. Ci saranno 60 giorni per il ritiro completo».
«Se Israele continua a occupare nostre terre – conclude Abdallah Rashid Bou Habib – la resistenza tornerà, tra 2, 5 o 10 anni. Fin quando ci sarà l’occupazione ci sarà la resistenza. Noi vorremmo fortissimamente che in questi 60 giorni Israele negozi con noi su tutto il confine». E sulla reale possibilità di disarmare Hezbollah assicura: «Non ci saranno armi senza il consenso del governo libanese e nessuna autorità diversa da quella del governo libanese».
L’Iran a sostegno di Hezbollah chiede all’ONU «misure punitive per Israele». Giovedì l’incontro tra il viceministro degli Esteri iraniano, Ravanchi, con il vicesegretario Ue Enrique Mora
Questioni regionali e internazionali, compresi gli sviluppi in Palestina e Libano, nonché la questione nucleare. Sono alcuni degli argomenti che saranno trattati, giovedì a Ginevrà, per l’incontro tra il Majid Takht Ravanchi, del Ministero degli Affari Esteri dell’Iran, e il vicesegretario generale del Servizio europeo per l’azione esterna, Enrique Mora. Takht Ravanchi avrà colloqui venerdì con i rappresentanti dell’E3 (Regno Unito, Francia e Germania).
Il viceministro degli Esteri per gli Affari Legali e Internazionali dell’Iran, Kazem Gharibabadi, ha invitato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a prendere provvedimenti immediati e ad adottare misure punitive contro Israele. Lo riporta l’Irna. «Chiediamo l’imposizione di sanzioni efficaci e complete contro Israele, come mezzo per fermare le atrocità mortali del regime in tutta la regione dell’Asia occidentale”, ha affermato Gharibabadi intervenendo alla riunione della Conferenza degli Stati Parte della Convenzione sulle armi chimiche (CSP-29) tenutasi all’Aia. Il viceministro ha inoltre sollecitato azioni globali contro Israele “per aver usato armi vietate nelle sue guerre contro Gaza e il Libano».
Borrell: «Netanyahu approvi l’accordo oggi, basta scuse. Il mandato di arresto per il primo ministro israeliano è un obbligo»
«Dobbiamo raggiungere l’accordo per il cessate il fuoco oggi: non ci sono più scuse per rinviare. Altrimenti il Libano crollerà. Spero che oggi il governo Netanyahu approverà l’accordo di Stati Uniti e Francia. Basta con ulteriori richieste». Lo ha detto l’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell parlando con i media a margine del G7 Esteri di Fiuggi.
E sui mandati di arresto della Corte penale internazionale (Cpi) per Netanyahu ha spiegato: «vedremo oggi quale sarà il risultato finale delle discussioni ma voglio essere chiaro sul fatto che non c’è alternativa, spero che alla fine saremo in grado di dire chiaramente che gli europei rispetteranno gli obblighi del diritto internazionale. Gli Usa faranno quello che vogliono. Gli europei devono seguire e applicare le decisioni della Cpi: non è qualcosa che si può scegliere quanto è contro Putin e rimanere in silenzio quando la Corte è contro Netanyahu».