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Comuni, i dipendenti del Sud Italia? Pochi e vecchi rispetto al Nord

Nord e sud, sempre più lontani. Non solo per i servizi, ma anche proprio per le assunzioni. I dipendenti pubblici? Sono in sotto organico in ogni regione del meridione e spesso sono in prossimità di pensione. Ecco il quadro dell’Istat dell’ultimo decennio. Sfatiamo i miti: chi pensa che al meridione si viva col posto fisso dello Stato si sbaglia.

In Italia

Dalla ricerca si evince che in Italia, la quota media di dipendenti pubblici in relazione alla popolazione residente è pari a 4,7 ogni 100 abitanti, con un massimo di 8,7 nella provincia autonoma di Bolzano e un minimo di 3,9 della Lombardia (dove l’imprenditoria è più ricca). In linea generale, i valori più elevati si riscontrano nelle regioni meno popolose e a statuto speciale, mentre i valori inferiori si riscontrano in quelle più popolate, con l’eccezione del Lazio, per la presenza dei ministeri e di numerosi altri enti che sono nella capitale.

In Puglia e in Basilicata

Ma entriamo nello specifico, in Puglia sull’intera popolazione il 4,8% ha un lavoro in un ente pubblico (e il 63% è donna), in Basilicata il 6,1% dell’intera popolazione è assunta nel pubblico (il 57% è donna). Per capirci e fare un confronto basti vedere i dati della Valle d’Aosta: il 9% della popolazione è occupata in un ente pubblico.

La presenza femminile

La presenza femminile nella pubblica amministrazione è maggioritaria: escludendo forze armate, di polizia e Capitanerie di porto la percentuale di dipendenti donne risulta pari al 67,1%. Sul territorio, questo dato compendia valori superiori al 70% nella provincia autonoma di Bolzano e nelle regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, e inferiori al 60% in Calabria e Basilicata, la Puglia si attesta sul 50%. «In termini generali, il tasso di femminilizzazione è direttamente proporzionale a quello di occupazione, evidenziando la maggiore appetibilità dell’impiego pubblico per gli occupati di genere maschile nelle regioni con tassi di occupazione più bassi», scrive l’Istat nel suo report.

Vecchi e senza sostegno

Le amministrazioni comunali sono la componente maggioritaria delle istituzioni pubbliche la quota è del (61,8%). I comuni si caratterizzano per l’erogazione di servizi di prossimità, che assolvono importanti funzioni inerenti alla vita dei cittadini. Tuttavia, negli ultimi anni si segnala una contrazione delle risorse umane disponibili e una quota crescente di dipendenti anziani. In un solo decennio (2011-2021) nei comuni si è registrata una perdita complessiva di circa 80mila dipendenti (-20%), più accentuata nel Mezzogiorno (-24,3%) rispetto al Centro-Nord (-17,8%).

Si è passati da una media di 50 unità per Comune a 42 (da 69 a 62 ogni 10mila abitanti). La principale determinante di tale riduzione è rappresentata dal blocco del turnover, che ha caratterizzato buona parte del periodo indicato (fino al 2018). Poi ci’è stato un allentamento dei vincoli che ha consentito un ingresso di nuove leve, benché ancora di minore intensità nei comuni, dove attualmente oltre il 70% dei dipendenti ha iniziato a lavorare prima del 2010. Tutto questo ha accentuato l’invecchiamento. In Puglia l’età media nei Comuni è di 54 anni (nel 2011 di 50), in Basilicata di 56. Nel 2021, soltanto l’1,9% dei dipendenti dei comuni aveva un’età inferiore ai 30 anni, e poco più del 10% ne aveva meno di 40 (circa il 15% nel 2011), mentre gli ultrasessantenni sono passati dal 7,3 (2011) al 21,4% (2021).

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