La proposta vincolante farà sicuramente discutere, c’è già chi l’ha reputata troppo severa e chi invece per niente impattante su un problema, le cui conseguenze stiamo vivendo ogni giorno. Arriva direttamente dalla Commissione europea, che ha avanzato un nuovo modo per raggiungere gli obiettivi della legge sul clima e cioè la difficile «neutralità climatica» e zero emissioni entro il 2050, in vista della Cop30 di Belem, in Brasile, dal 10 al 21 novembre prossimi.
In cosa consiste
Entro il 2040 è prevista una riduzione del 90% delle emissioni nette di gas a effetto serra, tra cui la temuta anidride carbonica (CO2), rispetto ai livelli del 1990. Tutto sommato una modifica necessaria, alla quale sono state aggiunte una serie di opzioni di flessibilità per il raggiungimento dello stesso obiettivo. Palazzo Berlaymont ha voluto così strizzare l’occhio ad alcuni Paesi Ue che già avevano avanzato delle perplessità, ma anche agli investitori e alle imprese, specialmente quelle automobilistiche. Tra le flessibilità la Commissione ha previsto il ricorso a partire dal 2036 a crediti di compensazione internazionali del carbonio nel computo delle emissioni. In questo modo Bruxelles potrà acquistare crediti da azioni green svolte all’estero fino a una quota massima del 3% delle emissioni nette dell’intera Ue.
Le parole di von der Leyen
«Risentendo sempre di più dell’impatto dei cambiamenti climatici, gli europei si aspettano un’azione seria – ha dichiarato la presidente della Commisione, Ursula von der Leyen – L’industria e gli investitori guardano a noi per avere un percorso prevedibile». Una strada che porta al 2050, l’obiettivo ultimo della decarbonizzazione dell’Unione. «Oggi dimostriamo di sostenere fermamente il nostro impegno a decarbonizzare l’economia europea entro il 2050. L’obiettivo è chiaro, il percorso è pragmatico e realistico», ha sottolineato la presidente. Adesso la proposta di Bruxelles dovrà essere approvata dal Parlamento europeo, nonché dal Consiglio dell’Unione Europea, prima della sua entrata in vigore.
Le critiche del sindacato
Le prime critiche alla proposta della Commissione sono arrivate dall’Etuc, la Confederazione europea dei sindacati, che ha cercato di andare oltre gli annunci, chiedendo a gran voce un piano serio per le industrie. «In un momento in cui un numero crescente di persone muore a causa del caldo estremo, affrontare seriamente il cambiamento climatico dovrebbe essere assolutamente una priorità per l’UE – ha scritto la segreteria generale Esther Lynch – Al tempo stesso, però, nel mezzo di una crisi per l’industria europea che costa circa 500 posti di lavori al giorno, è estremamente irresponsabile fissare un obiettivo più elevato senza un piano per le sue conseguenze sulle nostre industrie, sulla sua forza lavoro e sulle loro comunità».
Le associazioni ambientaliste
In netto contrasto anche le posizioni delle associazioni ambientaliste, critiche in particolar modo sulle annunciate condizioni di flessibilità, inizialmente non previste per gli obiettivi intermedi del target 2030 e di quello relativo al 2040. «Sebbene si tratti di un passo nella giusta direzione, introducendo di soppiatto le compensazioni internazionali e facendo leva su presunte future rimozioni di carbonio, la Commissione europea ha inserito nel cuore della proposta delle scappatoie, tra cui una che minerebbe il suo sistema di scambio di emissioni», ha denunciato il WWF. Sulla stessa linea di pensiero anche GreenPeace, secondo cui i target climatici europei proposti sono inadeguati. «Gli obiettivi climatici dell’Ue per il 2040 dovrebbero promuovere l’abbandono dei combustibili fossili, a partire dal divieto di nuovi progetti in questo settore, a favore delle energie rinnovabili e del risparmio energetico – ha commentato Thomas Gelin di Greenpeace – Invece, la Commissione europea si affida a contabilità poco trasparenti e al riciclaggio di carbonio offshore per fingere di raggiungere il limite minimo raccomandato dai suoi scienziati del clima».