Caos su centinaia di siti web, da ChatGpt a X e Spotify. Cloudflare, la piattaforma che offre servizi di protezione per il web e velocizzazione nel caricamento delle pagine, sta registrando una serie di problemi e disservizi che a cascata rendono irraggiungibili le piattaforme. «Please unblock challenges.cloudflare.com to proceed» è il messaggio di errore che stanno visualizzando centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo.
Su Downdetector, che monitora le segnalazioni sul traffico online, si moltiplicano le segnalazioni per disservizi anche su Aruba e Vodafone. Ma lo stesso portale si appoggia proprio a Cloudflare, per cui anche monitoraggio e raccolta delle segnalazioni sono rallentati. Nel pre-market il titolo, quotato al Nasdaq, sta perdendo tra il 3 e il 4%.
Cloudflare è una società statunitense con sede a San Francisco che si occupa di content delivery network, ovvero servizi di sicurezza internet e servizi di Dns distribuiti. Tra le altre cose, offre servizi di sicurezza per la protezione dei siti web dagli attacchi DDoS che puntano a rendere un server, un sito web o una rete indisponibili, sovraccaricandoli con un’enorme quantità di traffico proveniente da molteplici fonti compromesse. Oltre a X e OpenAI, il blocco ha coinvolto, tra gli altri, il famoso gioco online League of Legends ma anche Spotify, Amazon, Canva, Perplexity, Moody’s, Dropbox, Shopify, Coinbase hanno riscontrato interruzioni.
«Ci stiamo concentrando sul ripristino del servizio. Vi terremo aggiornati non appena saremo in grado di risolvere il problema. Seguiranno ulteriori aggiornamenti a breve – scrive in una nota Cloudflare intorno alle 13.20 ore italiane – Stiamo assistendo al ripristino dei servizi, ma i clienti potrebbero continuare a riscontrare tassi di errore superiori al normale mentre proseguiamo con gli interventi di riparazione».
Non è la prima volta che un guasto a Cloudflare paralizza il web. Era già successo nel luglio 2019 e nel giugno 2022. Il nuovo problema arriva a breve distanza dal blackout che il mese scorso ha coinvolto Amazon Web Services, mandando offline oltre mille siti e applicazioni, seguito poi da un’altra interruzione che, invece, ha colpito Microsoft Azure.