Il suo e quello di Alberto Stasi, in carcere per l’omicidio di Chiara Poggi, «sono casi diversi» ma Raffaele Sollecito, che venne arrestato nell’ambito delle indagini sull’assassinio di Meredith Kercher, afferma: «Mi rivedo in qualche modo in quella vicenda».
Sollecito parla dopo gli ultimi sviluppi sul caso di Garlasco, con l’avviso di garanzia notificato ad Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi. L’uomo, all’epoca 19enne, era stato al centro di indagini nel 2016 ma le accuse erano state archiviate. L’avviso di garanzia per Sempio arriva grazie a una nuova indagine sul dna sviluppata con tecniche di ultima generazione.
L’accusa è di omicidio in concorso con ignoti o con Stasi. E proprio a quest’ultimo fa riferimento Raffaele Sollecito quando afferma di «avere sempre creduto nella sua innocenza».
All’Ansa l’ingegnere informatico pugliese spiega di aver «anche scritto una lettera in carcere ma non so se l’abbia ricevuta».
Sollecito venne arrestato per l’omicidio di Meredith Kercher compiuto a Perugia, passando quasi quattro anni in cella prima di essere assolto in appello, e scarcerato, per un delitto del quale si è sempre proclamato innocente. Decisiva in quel processo fu una perizia sulle tracce genetiche al centro dell’inchiesta che ne mise in dubbio la loro attribuzione.
Sul delitto di Garlasco, Sollecito parla di una «verità per niente chiara» e dice di rivedersi «in qualche modo in quella vicenda anche perché pure sotto alle unghie di Meredith c’erano dei capelli e venne individuata una macchia probabilmente di sostanza organica ma mai analizzata».
Per Sollecito «c’è la volontà da parte di chi indaga di dare una risposta alle vittime anche correndo il rischio di non rispettare la verità dei fatti. Però il prezzo da pagare per chi viene coinvolto da innocente come me è inimmaginabile. Ti rimane addosso un’immagine negativa che non abbandona più».