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Centri per migranti in Albania, un flop costato un miliardo di euro: solo 37 rimpatri in cinque mesi

I centri di permanenza italiani in Albania sono un flop. E a testimoniarlo sono i numeri forniti dalle stesse autorità italiane. Nato nelle intenzioni del governo come centro dove applicare le procedure accelerate di frontiera per l’esame delle domande di asilo, da aprile in poi, il centro italiano di Gjader in Albania, funziona solo come…
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I centri di permanenza italiani in Albania sono un flop. E a testimoniarlo sono i numeri forniti dalle stesse autorità italiane. Nato nelle intenzioni del governo come centro dove applicare le procedure accelerate di frontiera per l’esame delle domande di asilo, da aprile in poi, il centro italiano di Gjader in Albania, funziona solo come Centro di permanenza e rimpatrio.

I numeri

Da allora sono transitati nella struttura 140 migranti. Ne sono usciti in 113: 40 per mancata proroga del trattenimento, 15 per inidoneità sanitaria al trattenimento, sette per il riconoscimento della protezione internazionale e altri per motivi diversi; i rimpatriati totali sono stati in tutto solo 37. Le persone attualmente ospitate sono invece 27 a fronte dei circa 3mila posti allestiti. Numeri finora esigui, dunque, a fronte di programmi iniziali ben più ambiziosi nell’ambito di un progetto dal costo di quasi un miliardo di euro in 5 anni. L’accordo tra Roma e Tirana, siglato dai due premier Giorgia Meloni e Edi Rama, infatti, prevedeva di accogliere a Gjader fino a 3mila richiedenti asilo ogni mese, per un tetto di 36mila l’anno. Nel sito sono state allestite – a spese italiane – tre differenti strutture: quella più grande è un centro per richiedenti asilo da 880 posti, poi un Cpr da 144 ed un penitenziario da 20.

L’altra sede

Un hotspot è stato realizzato anche nel porto di Schengjin. Lì – a bordo di una nave militare italiana – dovevano arrivare i migranti intercettati nel Mediterraneo centrale. Ma tutti i trasferimenti tentati si sono rivelati un flop perché i trattenimenti a Gjader non sono stati convalidati dai giudici del Tribunale e poi della Corte d’appello di Roma. Questo per l’impossibilità di riconoscere come Paesi sicuri ai fini del rimpatrio Stati di provenienza con l’Egitto o il Bangladesh. I magistrati hanno chiesto alla Corte di Giustizia europea di sciogliere il nodo dopo molte e aspre polemiche. Cosa che è avvenuta con la sentenza dei giorni scorsi rilasciata dai giudici europei. Ma il Governo, senza aspettare la sentenza – e probabilmente prevedendone l’esito – aveva già cambiato la “destinazione d’uso” dei centri.

Da aprile sono stati infatti trasferiti a Gjader non più migranti prelevati in mare che hanno chiesto asilo, ma persone già ospiti dei Cpr italiani, proprio per bypassare la tagliola dei giudici sui trattenimenti. I numeri si sono dunque assottigliati di molto rispetto alle previsioni. Anche perchè, se gli ospiti di Cpr italiani portati a Gjader fanno domanda di asilo, la procedura prevede che debbano essere trasferiti in Italia. La pronuncia della Corte, dunque, pur non toccando l’impiego attuale delle strutture albanesi, ne cristalizza il sotto-utilizzo.

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