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Cronaca Italia

Caso Ramy, il consulente della Procura: «Quella dei carabinieri unica manovra possibile»

Il carabiniere che guidava l’auto, che inseguiva lo scooter con in sella Ramy Elgaml, guidato dall’amico Fares Bouzidi, “in rapporto alle velocità di marcia reciproche dei due mezzi” e “all’improvvisa deviazione e della moto verso destra, ha correttamente valutato di non poter sterzare né a sinistra né sterzare a destra“.

Nel caso lo avesse fatto “avrebbe corso il concreto rischio di investire il pedone“, ossia il teste oculare, “presente sul marciapiede“, ma di “poter soltanto frenare il più energicamente possibile per cercare di arrestare il proprio veicolo nello spazio a disposizione“.

Lo scrive il consulente della Procura di Milano. Il “pedone” è il testimone che era all’incrocio tra viale Ripamonti e via Quaranta e al quale, poi, due carabinieri avrebbero detto di cancellare un video che aveva girato. Militari che sono indagati in un filone dell’inchiesta per favoreggiamento e depistaggio.

Dall’avvistamento – scrive ancora il consulente – dell’improvviso pericolo“, ovvero lo scooter che deviava, “alla successiva fase di reazione, fino all’urto con il motociclo“, prima dello schianto contro il palo del semaforo, “è intercorso un tempo di circa 0,6 secondi, tempo quindi del tutto insufficiente per porre in atto alcuna manovra” da parte del carabiniere che guidava.

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