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Caso Open Arms, Meloni difende Salvini: «Surreale accanimento dopo 3 anni di processo»

È la stessa presidente del consiglio Giorgia Meloni che con decisione si pone a difesa del suo vice Matteo Salvini, in merito alla vicenda Open arms e al ricorso in Cassazione chiesto dalla Procura di Palermo: «È surreale questo accanimento, dopo un fallimentare processo di tre anni a un ministro che voleva far rispettare la legge e concluso con un’assoluzione piena. Mi chiedo cosa pensino gli italiani di tutte queste energie e risorse spese così, mentre migliaia di cittadini onesti attendono giustizia».

I difensori di Salvini

Alla premier fa subito eco il ministro degli interni Matteo Piantedosi che chiede di essere considerato correo: «Se Salvini è imputabile per quello che fece mi ritengo moralmente imputabile anche io». Secondo il titolare del Viminale «Stride molto che in una sede giudiziaria storicamente impegnata su temi importanti: la Procura di Palermo, che ha arrestato Matteo Messina Denaro, ci sia anche questo valore simbolico negativo con un ufficio che ritiene un ministro della Repubblica possibile indagato per reati gravi, quando semplicemente ha praticato una politica di contrasto a un fenomeno odioso sul cui approccio sta convergendo tutta l’Europa».

Anche il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha “telefonato” a Salvini manifestandogli vicinanza umana e solidarietà. Con i vertici istituzionali si schierano i leader politici del centrodestra. Arianna Meloni, coordinatrice della segreteria di Fratelli d’Italia, dichiara che «andare avanti a lavorare per il bene dell’Italia è l’unica risposta possibile da dare a chi non riesce ad accettare la sua sconfitta. Forza Matteo!».

Mentre per il capogruppo a Montecitorio di Fdi, Galeazzo Bignami «Si tratta di un ricorso ideologico e non giuridico», a cui si accoda il presidente della regione Sicilia, Renato Schifani, di Forza Italia: «Chi ha difeso i confini nazionali non va lasciato solo».

Contro i magistrati

Stessi toni da Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, per il quale «il ricorso della Procura alimenta il dubbio che una parte della magistratura voglia invadere il campo della politica e processare una seconda volta un ministro per un atto compiuto nell’esercizio delle sue funzioni». Sono, però, tutti i vertici della Lega che alzano gli scudi a difesa del loro segretario. Il vicepresidente del Senato, Gianmarco Centinaio afferma che «difendere i confini dell’Italia non è reato». Mentre il vicesegretario federale del Carroccio Claudio Durigon: «Siamo indignati per il ricorso contro la sentenza che ha assolto Salvini perché il fatto non sussiste». Sulla stessa tonalità il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Alessandro Morelli, per il quale «la decisione appare come un accanimento giudiziario nei confronti di chi ha fatto ciò che le leggi e gli italiani gli hanno chiesto di fare».

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