È partita l’indagine del tribunale dei ministri sul caso Almasri, con la richiesta per l’acquisizione di una serie di atti al ministero della Giustizia, alla Corte d’appello e alla Procura generale di Roma. O almeno sembrerebbe partita. A instillare il dubbio sono fonti del ministero della Giustizia, guidato da Carlo Nordio, che assicurano che il titolare del ministero e il capo di gabinetto non sono a conoscenza di alcun ordine di esibizione documentale da parte del Tribunale dei ministri in merito alle indagini sul caso Almasri. Documenti che servono per ricostruire quanto accaduto tra l’arresto del generale libico Nijeem Osama Almasri in un albergo di Torino all’alba del 19 gennaio – su mandato della Corte penale internazionale – e il suo ritorno a casa a bordo di un aereo di Stato dopo la scarcerazione da parte della Corte d’appello di Roma due giorni dopo il 21 gennaio. Scarcerazione decisa per il mancato avallo all’arresto del Guardiasigilli Nordio.
Le indagini
Nel fascicolo sono indagati, oltre allo stesso Nordio, per omissione di atti d’ufficio, la premier Giorgia Meloni, il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai Servizi Alfredo Mantovano. L’indagine è partita dopo l’esposto dell’avvocato Luigi Li Gotti, che aveva chiesto accertamenti su presunti reati di favoreggiamento e peculato, visto l’utilizzo dell’aereo Falcon dell’Areonautica militare in dotazione proprio alle agenzie di sicurezza.
La documentazione
Nel materiale che sarebbe stato acquisito ci sono le interlocuzioni tra il tribunale e il ministero della Giustizia, tra la Corte penale internazionale, l’ufficio di collegamento dell’ambasciata italiana in Olanda e via Arenula e la bozza del provvedimento preparato dai funzionari del ministero della Giustizia, che rimase tale e che doveva servire a tenere in carcere il generale libico. Il procedimento ora seguirà il suo iter e cioè se una procura riceve una denuncia a un ministro o una ministra, presidente del Consiglio compreso, la legge numero 1 del 1989 prescrive di inviare gli atti al tribunale dei ministri competente «omessa ogni indagine», ovvero prima di avere compiuto ogni tipo di valutazione.
Le polemiche
Dopodiché la procura deve comunicare al ministro all’interessato di aver inviato gli atti al tribunale dei ministri: è questa la comunicazione ricevuta da Meloni e dai colleghi. La differenza tra questa comunicazione, detta “di iscrizione al registro delle notizie di reato”, e un avviso di garanzia è che quest’ultimo è un atto che fa parte dell’indagine, mentre la comunicazione no. Intanto il governo cerca di aprire un confronto con la Corte penale internazionale. L’interlocuzione ha come obiettivo quello di calmare i toni, dopo giorni di violenti attacchi, e in secondo luogo quello di individuare procedure che possano scongiurare il ripetersi di quanto avvenuto per il generale libico.