Il caso Almasri continua a scuotere la politica italiana e ad animare i lavori della Giunta per le autorizzazioni della Camera. Nella relazione presentata ieri dal relatore Federico Gianassi (Pd) sono stati ricostruiti i contenuti delle riunioni di emergenza svoltesi tra il 19 e il 21 gennaio 2025, subito dopo l’arresto del capo della milizia libica Rada.
Secondo quanto emerso dall’istruttoria del Tribunale dei ministri, in quei giorni i vertici del Governo, dei servizi di intelligence e delle forze di polizia hanno analizzato i possibili effetti della cattura del leader miliziano: in particolare, i rischi di ritorsioni contro cittadini e interessi italiani in Libia, oltre che le ricadute sulla cooperazione con la Corte penale internazionale.
I timori di ritorsioni
Dalle carte emerge che l’Aise aveva avvertito di possibili tensioni a Tripoli, con il rischio di “azioni ostili” rivolte contro i circa 500 italiani presenti nel Paese, tra cui funzionari e personale dell’ambasciata. Si temevano anche fermi illegittimi di polizia o attacchi a strutture diplomatiche. Non solo: tra gli interessi ritenuti vulnerabili vi erano anche quelli economici, in particolare l’impianto Eni di Mellitah, cuore dell’estrazione del gas libico, e la gestione dei flussi migratori, visto il ruolo centrale della milizia Rada nel controllo del territorio.
Le prossime tappe
Il presidente della Giunta, Devis Dori, ha precisato che il procedimento prosegue secondo il calendario stabilito. La nuova riunione è prevista per il 17 o 18 settembre, con l’audizione dei ministri Carlo Nordio (Giustizia) e Matteo Piantedosi (Interno), e del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. In alternativa, i tre membri del Governo potranno presentare una memoria scritta entro il 15 settembre.
Dori ha inoltre chiarito che non vi è alcuna connessione tra la posizione dei ministri e quella della dottoressa Giusi Bartolozzi, capo della segreteria di Nordio, indagata esclusivamente per false informazioni al pubblico ministero (art. 371 bis c.p.). «La legge parla solo di concorso e non di connessione», ha puntualizzato, smentendo alcune interpretazioni circolate nelle ultime ore.
Passaggio politico delicato
La vicenda Almasri si conferma dunque un passaggio delicato per l’Esecutivo, con riflessi non solo giudiziari ma anche geopolitici. La Giunta per le autorizzazioni dovrà ora valutare se concedere o meno il via libera a procedere nei confronti dei due ministri e del sottosegretario, mentre sullo sfondo resta la questione più ampia dei rapporti dell’Italia con la Libia e con la Corte penale internazionale.