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Caso Almasri, Nordio ancora sotto pressione: «Non mi dimetto». Renzi: «O mente o è solo un fantoccio»

Carlo Nordio, ministro della giustizia, è ancora sotto pressione per la vicenda legata al cosiddetto “caso Almasri”, il generale libico sul cui capo pende un mandato di arresto emesso dal Tribunale penale internazionale dell’Aia per presunte torture, fermato e poi rimpatriato a bordo di un aereo di Stato sul territorio italiano a gennaio scorso.

Tuttavia, nonostante le opposizioni continuino a chiedere le dimissioni del titolare di via Arenula «per aver mentito al Parlamento», come afferma la segretaria del Pd, Elly Schlein, in quanto, secondo le minoranze, «non era vero che il ministero non fosse informato», la maggioranza di centrodestra fa quadrato intorno al magistrato, definito da Maria Stella Gelmini, di Noi Moderati, «un galantuomo».

Intanto, la polemica si polarizza su una mail di Luigi Birritteri, capo del Dag, il Dipartimento per gli Affari di Giustizia, nei giorni in cui Almasri veniva rimpatriato in Libia, che smentisce le ricostruzioni contro il ministro della Giustizia. Secondo quanto è emerso, «alle 14.35 della fatidica domenica 19 gennaio», Birritteri scrive a un altro magistrato in servizio a via Arenula e, in copia, anche a Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto del guardasigilli, in riferimento «al caso dell’arresto in Torino di Njeem Osama Elmasry/Almasry, concordo su una prima valutazione (fatti salvi i dovuti approfondimenti) inerente l’irritualità della procedura che sinora non vede coinvolto il ministero della Giustizia come autorità centrale competente. Domani – lunedì 20 gennaio, giorno in cui Nordio ha sempre sostenuto, anche nell’informativa in Parlamento, di aver ricevuto l’atto completo del mandato d’arresto per Almasri – faremo le nostre valutazioni, sulla base della documentazione che ci verrà eventualmente trasmessa».

Quindi, secondo questa ricostruzione alle 14.35 di domenica, l’allora capo del Dag non è ancora in possesso del mandato d’arresto vero e proprio. Ha solo ricevuto un’informazione sommaria, che anche Nordio aveva già dichiarato il 5 febbraio alla Camera di avere, in quel momento, dal magistrato italiano distaccato all’Aia, Alessandro Sutera Sardo. Di conseguenza, domenica 19 gennaio, l’atto che consentirebbe a Nordio di formalizzare l’autorizzazione all’arresto di Almasri ancora non è giunto al ministero.

Il segreto istruttorio

Inoltre, sempre sul caso in questione, è da annotare una nuova polemica sulla “mano” che ha divulgato atti del Tribunale dei ministri che ha un fascicolo aperto sulla vicenda, dopo un esposto da parte dell’avvocato Luigi Li Gotti, sempre a gennaio, nei confronti dello stesso Nordio, della premier Giorgia Meloni del ministro dell’interno, Matteo Piantedosi, e del sottosegretario a Palazzo Chigi, Alfredo Mantovano. Atti in cui si ipotizza che il capo di gabinetto del ministro, Giusi Bartolozzi, fosse informata della richiesta di arresto.

Accesso ai documenti

Tanto che l’avvocato degli esponenti del Governo, Giulia Bongiorno, ha chiesto, e ottenuto, l’accesso alla documentazione, seguita dai legali di alcune presunte vittime del generale libico. Mentre il deputato di Fratelli d’Italia, ha annunciato un’interrogazione parlamentare proprio a Nordio per «accertare come e da chi sia stata resa possibile una indebita propalazione di notizie secretate a un senatore della Repubblica», ovvero dopo le parole di Matteo Renzi, all’assemblea di Italia viva a Genova in chi avrebbe anticipato che «al ministero sapevano di Almasri già domenica 19 gennaio».

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