Era uno della camorra casalese. Custode di importanti segreti e dopo 26 anni di prigione e carcere duro, Francesco Schiavone, noto come Sandokan, capo del clan dei Casalesi, ha deciso di collaborare con la giustizia.
«Ovviamente ne sono contento – spiega il sindaco di Casal di Principe Renato Natale – ma il pentimento potrà davvero risultare una circostanza positiva per il territorio se Schiavone farà luce, e lo spero vivamente, su un periodo oscuro della nostra storia, su alcuni omicidi irrisolti, sui legami con la politica locale e soprattutto nazionale, perché è grazie ai tanti appoggi di cui godevano che il clan è riuscito a dominare incontrastato sul territorio; e sulla questione dei rifiuti interrati».
Renato Natale è stato sindaco di Casal di Principe anche nel 1994, ma solo per 9 mesi, quando il clan dei Casalesi raggiunse il suo picco di crudeltà uccidendo nella sua parrocchia don Peppe Diana.
«Oggi, potrebbe iniziare a chiudersi un ciclo con il pentimento di Francesco Schiavone». Renato Natale, tornato primo cittadino di Casal di Principe dal 2014 ed è stato protagonista del riscatto di Casal di Principe, suggellato dalla visita del Capo dello Stato Sergio Mattarella il 21 marzo dello scorso anno; tra qualche mese Natale concluderà il suo secondo mandato, e il pentimento di Sandokan rappresenta un po’ la chiusura di un cerchio.
L’avvio del percorso di collaborazione viene confermato dalla Direzione nazionale Antimafia. Secondo quanto si apprende la decisione sarebbe maturata nelle ultime settimane, durante le quali la Dna e la Dda di Napoli hanno svolto un lavoro con la massima discrezione. Schiavone è stato arrestato nel luglio del 1998 e da allora è recluso al regime del 41 bis, condannato all’ergastolo nel maxi processo Spartacus e per diversi omicidi.
In questi giorni le forze dell’ordine, si sono recate a Casal di Principe per proporre ai parenti del capoclan, di entrare nel programma di protezione.
La collaborazione di Francesco Schiavone potrebbe far luce su alcuni misteri irrisolti, come l’uccisione in Brasile nel 1988 del fondatore del clan Antonio Bardellino, o sugli intrecci tra camorra e politica.
Il fratello di un carabiniere ucciso: «Ora vogliamo la verità»
«Ora che Francesco ‘Sandokan’ Schiavone si è pentito vogliamo sapere la verità su mio fratello Salvatore, sui mandanti del suo omicidio. E credo che Schiavone sappia la verità». Così all’Ansa Gennaro Nuvoletta, fratello di Salvatore, il carabiniere ucciso nel 1982 a soli 20 anni dai Casalesi che volevano vendicarsi della morte di un loro esponente, Mario Schiavone, cugino di Sandokan, ucciso nel corso di un conflitto a fuoco con i carabinieri in un giorno peraltro in cui Salvatore Nuvoletta non era in servizio. Durante l’agguato mortale, Nuvoletta salvò dai colpi esplosi dai sicari anche un bimbo, Bruno D’Aria.
Per l’omicidio è stato condannato un solo esecutore materiale, Antonio Abbate, mentre altri due erano già morti quando sopraggiunse la sentenza. ma soprattutto non sono mai stati individuati i mandanti del delitto. I killer erano del clan Lubrano di Pignataro Maggiore, imparentato con il potente clan Nuvoletta di Marano, solo omonimo con la famiglia del carabiniere, affiliato a Cosa Nostra.
«Mio fratello fu un eroe non solo perché salvò un bambino ma perché tutti i giorni si impegnava per la legalità. Eppure – conclude Gennaro Nuvoletta – gli hanno dato solo una medaglia al valore civile. Ci aspettiamo di più dallo Stato, anche per esempio la medaglia al valor militare».
Legambiente: «Schiavone riveli i segreti della Terra dei Fuochi»
«La collaborazione di Francesco Schiavone “Sandokan” è una buona notizia ma è ancora più importante che riveli i tanti segreti, i protagonisti e le cause di tanto dolore, violenza e morte che hanno condannato la popolazione della “Terra dei Fuochi” in provincia di Napoli e Caserta a vivere in una territorio martoriato da rifiuti illegali e da cemento criminale». Così, in una nota congiunta, Stefano Ciafani e Mariateresa Imparato rispettivamente presidente nazionale e regionale di Legambiente.
«Lui è a conoscenza delle verità su patto tra politica, imprenditoria e criminalità non solo in Campania , un patto su cui sin dai primi anni ’90 le ecomafie hanno prosperato, diffuse come un virus spinte da interessi trasversali in cui si intrecciano sempre di più criminalità ambientale, economica e organizzata in un triangolo perfetto», sottolineano.
Saviano, Schiavone collaborerà o vuole solo evitare l’ergastolo?
«Schiavone è il capo del clan dei Casalesi (insieme a Bidognetti) e ha deciso di collaborare con la giustizia. Sarà davvero così? Collaborerà dando informazioni importanti o farà come il figlio e la moglie (e altri ex capi) che ad oggi hanno detto molto poco?». Se lo chiede Roberto Saviano su Instagram, dopo la notizia del pentimento di Francesco Schiavone, noto come Sandokan.
«Conscio della debolezza dello Stato alla ricerca solo di poter comunicare un pentimento – prosegue lo scrittore di Gomorra -, gli basterà dare qualche prova di omicidio, qualche tangente ed evitarsi l’ergastolo? Riuscirà a farlo senza svelare dove si trovano i soldi della camorra e senza dimostrare i legami politici imprenditoriali reali? Lo scopriremo monitorando e analizzando quello che accadrà».
Delmastro: «Il pentimento di Schiavone è vittoria del 41bis»
«Accolgo con enorme soddisfazione la notizia del pentimento di Francesco ‘Sandokan’ Schiavone, storico boss dei Casalesi: dopo 26 anni di 41 bis, finalmente ha deciso di collaborare con la giustizia. Una testimonianza di quanto questo strumento sia un pilastro del sistema penitenziario e della Giustizia e un’ulteriore riprova della necessità di difenderlo dagli attacchi, come io personalmente e il Governo Meloni abbiamo sostenuto fin dal primo momento. Il carcere duro funziona: non dobbiamo mai perdere la speranza di sconfiggere la mafia!». Lo dichiara in una nota Andrea Delmastro (FdI), sottosegretario di Stato alla Giustizia.
Colosimo, pentimento Schiavone ennesimo duro colpo alla camorra
«Il pentimento di Schiavone rappresenta l’ennesimo durissimo colpo alla camorra e al crimine organizzato e la vittoria dello Stato che, con i suoi uomini e le sue donne migliori, non ha mai smesso di contrastare un fenomeno criminale devastante per il futuro della nostra nazione. Un altro tassello verso la vittoria di tutti coloro i quali si riconoscono nelle istituzioni, nella giustizia e nella forza delle leggi». Lo scrive su X la presidente della commissione parlamentare Antimafia, Chiara Colosimo.