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Bce, tassi invariati ma restano le incognite: «Incertezze per dazi e tensioni geopolitiche»

Non ci si aspettava grandi cambiamenti in tal senso, la Bce ha lasciato invariati i tagli di interesse di politica monetaria: al 2% quello sui depositi alla Banca centrale, al 2,15%, quello sulle operazioni di rifinanziamento principali e al 2,40% quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale. Alla base c’è l’economia dei Paesi dell’Eurozona, ritenuta almeno per il momento, «in una buona posizione». Bisognerà però capire nell’immediato futuro, con le prossime rilevazioni, come agirà la Bce. Bisognerà capire, infatti, in che modo i dazi statunitensi influenzeranno i nostri bilanci, come reagiranno le economie tedesche e francesi e infine quale sarà la prossima mossa della Federal Reserve, a Washington.

Nessun percorso prestabilito

«L’inflazione è dove vogliamo che sia», ha sottolineato, forse con un pizzico in più di ottimismo, la presidente della Bce, Christine Lagarde, in conferenza stampa. «Non siamo su un percorso prestabilito», ha però ribadito, sottolineando come le misure del Direttivo economico europeo sono dipendenti da vari fattori di imprevidibilità. «Non sono né un falco né una colomba, ma una civetta perché come le civette voglio guardare attorno a me a 360 gradi per prendere le decisioni migliori», ha ricordato.

Le previsioni sull’inflazione

Gli esperti della Bce, nelle nuove proiezioni, hanno tracciato un quadro dell’inflazione per i prossimi mesi. L’inflazione complessiva si collocherebbe in media al 2,1% nel 2025, all’1,7% nel 2026 e all’1,9% nel 2027; l’inflazione al netto della componente energetica e alimentare si porterebbe, invece, in media al 2,4% nel 2025, all’1,9% nel 2026 e all’1,8% nel 2027. Stando ai dati preliminari l’economia dell’Eurozona dovrebbe crescere dell’1,2% nel 2025, con una correzione al rialzo rispetto allo 0,9% atteso a giugno. Per il 2026, invece, la crescita prevista risulta lievemente inferiore, all’1%, mentre per il 2027 resta invariata, all’1,3%.

Gli inconvenienti economici

Restano in ballo, come già accennato, gli inconvenienti che potrebbero mutare le previsioni. «Sebbene i recenti accordi commerciali abbiano ridotto l’incertezza, il riaggravarsi delle relazioni commerciali potrebbe frenare ulteriormente le esportazioni e comprimere gli investimenti e i consumi – ha ricordato Lagarde – Le tensioni geopolitiche, come la guerra ingiustificata della Russia contro l’Ucraina e il tragico conflitto in Medio Oriente, rimangono fra le principali fonti di incertezza». Di converso, ha infine ricordato che «un incremento della spesa per difesa e infrastrutture superiore alle attese, insieme a riforme volte a sostenere la produttività, darebbe un contributo alla crescita».

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