Si è aperta davanti ai giudici della Corte Costituzionale ieri mattina l’udienza per decidere sui ricorsi di quattro regioni: Campania, Puglia, Toscana e Sardegna, che hanno impugnato la legge sull’Autonomia differenziata, approvata dal Parlamento a giugno scorso. Davanti alla Consulta si sono alternati gli avvocati degli enti territoriali a partire dai legali della Puglia Rosanna Lanza, capo dell’avvocatura regionale, e Massimo Luciani, accademico dei Lincei, che hanno parlato per primi. Luciani ha classificato in tre gruppi le ragioni dei dodici motivi di ricorso alla legge Calderoli (“vizi generali della legge e concernenti i procedimenti previsti dalla legge oltre che vizi sostanziali”) e ha ricordato che la legge è «tutt’altro che inoffensiva, compromette la solidarietà tra le Regioni e anche il debito pubblico italiano».
Le Regioni del Nord
Nel corso della discussione, la Corte ha accolto, dopo una breve camera di consiglio, la richiesta delle Regioni del Nord di intervenire ad opponendum, ascoltando gli avvocati di Lombardia, Piemonte e Vento subito dopo i ricorrenti. «È un passaggio importante – ha detto Luca Zaia, governatore del Veneto – perché ci consente di affermare che la legge va difesa, in quanto rappresenta un nuovo corso per il Paese». Un giudizio diametralmente opposto a quello del presidente pugliese Michele Emiliano che, dicendosi «fiducioso sulla decisione della Consulta», ha ricordato come si tratti di «un provvedimento che crea disuguaglianze molto gravi e mette le Regioni più povere in difficoltà rispetto a quelle più ricche con la lesione dell’articolo 3 della Costituzione. Il nostro ricorso è ben scritto – ha evidenziato il governatore pugliese -Si tratta di dare all’autonomia differenziata il carattere dell’uguaglianza, perché nessuno si è mai opposto a dare più poteri alle Regioni». A smentire Emiliano ci ha pensato Giancarlo Caselli, avvocato dello Stato, secondo il quale i ricorsi delle Regioni meridionali sono inammissibili: «Fatichiamo a rintracciare una lesione di competenze legislative delle regioni ricorrenti e questo incide sull’ammissibilità globale di tutte le ammissioni di ricorso delle Regioni».
La camera di consiglio
Dopo la fase dibattimentale, i giudici oggi daranno inizio alla Camera di consiglio dove esamineranno le diverse posizioni prima di emettere il giudizio. Un verdetto atteso per metà dicembre, nello stesso periodo in cui è previsto il giudizio della Corte di Cassazione sull’ammissibilità dei quesiti referendari proposti dal Comitato nazionale contro l’Autonomia differenziata che ha raccolto la scorsa estate oltre un milione e 300mila firme per indire una consultazione abrogativa, la quale, se dovesse essere approvata, potrebbe tenersi già nella prossima primavera, a meno che la Corte Costituzionale non decida di bocciare la legge.