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Autonomia differenziata, Calamo Specchia: «Ora la norma non è applicabile» – L’INTERVISTA

«La declaratoria di incostituzionalità è poderosa e fa sì che la legge Calderoli non sia immediatamente applicabile»: non ha dubbi Marina Calamo Specchia, ordinaria di Diritto costituzionale comparato e di Giustizia costituzionale comparata presso l’università di Bari.

Professoressa, la sinistra ritiene la legge Calderoli demolita dalla Consulta mentre la destra pensa che quella stessa legge debba essere semplicemente emendata: chi ha ragione?

«La politica svolge il proprio fondamentale ruolo difendendo le proprie posizioni, ma qui si tratta di una questione squisitamente tecnica illustrata in ben 109 pagine di sentenza. Di sicuro la decisione 192/2024 ha una struttura complessa: in parte di annullamento secco, perché la Corte espunge intere disposizioni della legge, in parte manipolativa, perché la Corte letteralmente sostituisce pezzi della legge e in parte interpretativa, perché la Corte offre la propria interpretazione al fine di inquadrare correttamente e sistematicamente l’applicazione dell’articolo 116 comma 3 della Costituzione. Nello stesso tempo, la Corte fissa alcuni “paletti invalicabili” che segnano un punto di non ritorno per molte pretese avanzate dalla Lega e per quel disegno di regionalismo competitivo al quale la legge Calderoli era ispirato».

Quali sono quei paletti?

«A una prima lettura della sentenza, tre mi sembrano molto rilevanti e riguardano la forma di stato e di governo dell’Italia. Il primo è il principio di unità e indivisibilità della Repubblica. In questo senso, la Corte si riferisce ad alcune sentenze precedenti per riaffermare il concetto di interesse nazionale che la riforma del Titolo V aveva abolito e che invece legittima la riserva di numerose competenze allo Stato, richiamando il principio di sussidiarietà nell’allocazione delle stesse. Il secondo paletto è quello del regionalismo “costituzionalmente orientato”: la Consulta boccia il regionalismo competitivo cui la legge Calderoli si ispirava e ricorda come la Costituzione preveda un regionalismo solidale e cooperativo. Un ulteriore paletto riguarda il ruolo centrale del Parlamento che ha il potere di emendare l’intesa eventualmente stipulata da Governo e Regioni per l’attribuzione di specifiche funzioni, escludendo il trasferimento in blocco delle materie o di ambiti di materie. È una lezione di diritto costituzionale».

Alla luce di questa sentenza, qual è il destino della legge Calderoli?

«La declaratoria di incostituzionalità è poderosa, visto che riguarda ben 14 punti della legge. Di conseguenza, la norma non è immediatamente applicabile. Servirà un corposo ripensamento da parte del Parlamento».

Nel frattempo, la Cassazione ha dato il primo via libera al referendum abrogativo per la legge Calderoli: come si intrecciano le due vicende?

«Per ritenere nuova e dunque non più sottoponibile a referendum una legge interessata da una sentenza della Corte costituzionale, occorre che di quella stessa legge cambino i principi ispiratori e i contenuti normativi essenziali. Il referendum totale potrebbe ancora essere ammesso, a meno che la Cassazione non ritenga che dopo la sentenza della Consulta sia emersa una normativa sostanzialmente nuova».

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