Autonomia differenziata, al via giornate decisive per la legge: i ricorsi in Corte costituzionale

manifestazione contro l'autonomia differenziata

Oggi è un giorno cruciale per il destino della legge che istituisce l’Autonomia differenziata per le Regioni italiane. La Corte costituzionale, infatti, si pronuncerà, o almeno inizierà la discussione, sui ricorsi presentati da quattro regioni italiane: Puglia, Campania, Toscana e Sardegna.

Gli altri aspetti

Intanto, anche il comitato per i Lep, i livelli essenziali di prestazione, presieduto dal giurista Sabino Cassese, si appresta a consegnare il suo report entro un mese, dopo che in un primo momento aveva fissato la data proprio al 12 novembre. Per quanto riguarda i ricorsi delle Regioni, riguardano essenzialmente gli aspetti di finanza pubblica, visto che i trasferimenti che le regioni potrebbero richiedere fanno correre il rischio di compromettere i conti pubblici dello Stato. Ricorsi che precedono la richiesta da parte di un altro Comitato nazionale, sempre alla Consulta, di indire un referendum popolare per l’abrogazione della legge. Una richiesta giunta dopo che sono state raccolte oltre 1 milione e trecento mila firme di cittadini. Un giudizio che dovrebbe giungere entro il mese di gennaio e cioè probabilmente dopo l’elezione di 4 nuovi giudici costituzionali visto che a dicembre scade il presidente, Augusto Barbera, e altri due magistrati, che si uniscono a Silvana Sciarra il cui mandato si è concluso un anno fa.

Le incognite

Una vacatio che il Parlamento dovrebbe colmare e che potrebbe avere un ruolo decisivo per l’esame del quesito referendario. Intanto, proprio le regioni che hanno fatto ricorso insistono nella loro contrarietà alla legge. Michele Emiliano, governatore della Puglia, nel corso dell’inaugurazione del reparto di cardiochirurgia al Policlinico di Foggia ha sottolineato come «il disastro di questo governo in materia di sanità è senza precedenti. Non ci fanno assumere personale, hanno sbagliato anche nella programmazione delle lauree e adesso corrono ai ripari. Vogliono l’autonomia differenziata, mentre abbiamo 20mila dipendenti in meno della Toscana, che ha meno abitanti di noi. Per questo è una battaglia che stiamo conducendo e per la quale abbiamo bisogno di tutti».

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