Icarabinieri del Ros hanno arrestato con l’accusa di associazione mafiosa Andrea Bonafede, geometra di Campobello di Mazara che avrebbe prestato l’identità al boss Matteo Messina Denaro, su disposizione del presidente della sezione Gip del Tribunale di Palermo dr. Alfredo Montalto. L’arresto è stato effettuato a Tre Fontane, una località balneare del trapanese, in casa di una sorella. Secondo gli inquirenti sarebbe “Un uomo d’onore riservato” come scrive il Gip nella misura cautelare. “Si è in presenza, in sostanza, sia pure, in termini di gravità indiziaria di un’affiliazione verosimilmente riservata di Bonafede per volontà del Messina Denaro“, si legge nel provvedimento.
Andrea Bonafede (quello vero) ha 59 anni, è nipote dello storico capomafia Leonardo Bonafede, deceduto nel novembre del 2020 all’età di 88 anni. Proprio controllando le mosse del geometra oggi finito in manette i Carabinieri sono arrivati a scoprire il superlatitante: il suo nome era emerso da uno screening sui malati oncologici. Nel giorno di un intervento chirurgico a Palermo, il vero Andrea Bonafede si trovava a casa sua. E scattò il blitz del ROS dei Carabinieri che ha assicurato alla giustizia ed arrestato il boss mafioso Messina Denaro.
Nel provvedimento il gip ha accolto le considerazioni del Procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, dell’aggiunto Paolo Guido e del pm Piero Padova, viene disposto l’arresto smontando le bugie raccontate ai pm dal geometra di Campobello di Mazara, accusato non di favoreggiamento ma del più grave reato di “associazione mafiosa”.
Bonafede viene ritenuto uno dei “fiancheggiatori” più fedeli del boss Messina Denaro, l’uomo che, secondo i pm di Palermo, oltre a consegnare all’ex latitante la sua carta di identità, per consentirgli di utilizzare la propria carta di identità falsificata, e la tessera sanitaria necessaria per terapie e visite mediche, ha acquistato con i soldi del boss la casa di Campobello di Mazara in cui il capomafia ha trascorso l’ultimo periodo della latitanza., con 20mila euro in contanti ricevuti da Matteo Messina Denaro, somma che Bonafede aveva versato sul proprio conto corrente postale per poi chiedere l’emissione di un assegno circolare da utilizzare all’atto del rogito notarile. Grazie a questa operazione di “mascheramento” dell’operazione di acquisto immobiliare, l’ex latitante ha ottenuto la disponibilità di un appartamento intestato ad una persona che non faceva parte del proprio entourage più ristretto e quindi di un covo sicuro ed introvabile nelle ricerche delle forze dell’ordine.
Bonafede tra ammissioni parziali e tentativi di sminuire il proprio ruolo e le sue responsabilità, ha confessato anche di aver persino ceduto al boss il bancomat da lui usato per le spese sostenute in latitanza: cene in ristoranti, acquisti di abiti griffati. E di averlo aiutato a comprare la Giulietta con cui si spostava abitualmente, indisturbato, per le vie di Campobello. La macchina, acquistata un anno fa personalmente dal “padrino”boss” in una concessionaria di Palermo, era stata formalmente intestata alla madre di Bonafede.
Il gip ha smontato anche la difesa del geometra Bonafede che aveva ammesso solo ciò che non aveva potuto negare, come l’acquisito dell’ abitazione, sostenendo di aver incontrato Messina Denaro solo alcuni pochi mesi fa. In realtà come si legge nel documento che il CORRIERE DEL GIORNO pubblica in esclusiva risulta che “L’acquisto della abitazione e la cessione di un documento di identità sul quale apporre la propria fotografia risalgono ad un periodo risalente almeno al 27 luglio 2020 (epoca di acquisto della prima autovettura) o comunque al 13 novembre 2020 (epoca del primo intervento subito da Messina Denaro sotto le mentite spoglie di Andrea Bonafede)” scrive il giudice per le indagini preliminari. L’ennesimo rivelazione dell’indagine conclude una giornata densa per gli investigatori che hanno proseguito le ricerche di bunker e stanze segrete nelle abitazioni del boss e di suoi favoreggiatori. Nell’ultima casa in cui Messina Denaro ha vissuto a Campobello di Mazara sono stati trovati anche vestiti femminili sicuramente lasciati da una donna con la quale il capomafia aveva una relazione stabile. La Procura indaga anche su questa pista per scoprire l’identità della donna .