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Api e miele, opportunità e prospettive per una filiera economica essenziale

Il ruolo delle api e degli altri impollinatori in termini di mantenimento della biodiversità e di salubrità alimentare è da tempo riconosciuto, non solo dal mondo scientifico, ma anche dall’opinione pubblica, che vede nel miele un alimento goloso e salutare al contempo. Proprio per questo il settore delle api e del miele ha raggiunto negli…

Il ruolo delle api e degli altri impollinatori in termini di mantenimento della biodiversità e di salubrità alimentare è da tempo riconosciuto, non solo dal mondo scientifico, ma anche dall’opinione pubblica, che vede nel miele un alimento goloso e salutare al contempo. Proprio per questo il settore delle api e del miele ha raggiunto negli ultimi anni valori significativi: con oltre 22 mila aziende agricole e più di un milione di alveari, l’Italia è al sesto posto in Europa per numerosità di alveari, di cui circa l’80% gestiti da apicoltori professionali, un trend in continua crescita, se si confrontano i dati degli ultimi 2 censimenti Istat (nel 2020 si registra + 57% di alveari a livello nazionale, rispetto al 2010).

Il settore

Oltre la metà delle aziende apistiche, si concentra nelle regioni del Centro Nord, mentre quelle meridionali sono numericamente inferiori, ma mediamente più grandi, anche se con dimensioni molto piccole di SAU (oltre il 50% non arriva a un ettaro di Superficie Agricola Utilizzata). Nella maggior parte dei casi (74%) si tratta di aziende caratterizzate da un orientamento produttivo misto, che comprende sia attività di coltivazione che di allevamento. I dati, dunque, mostrano l’evidenza di un settore che ha contato negli anni su una interessante crescita, ma che sta vivendo un momento di crisi, trovandosi ad affrontare sia problematiche di mercato – crescita dei costi di produzione a fronte di riduzione dei prezzi all’ingrosso e concorrenza di mieli esteri di scarsa qualità – sia, soprattutto, una fortissima esposizione ai cambiamenti climatici. L’Italia può contare su una grande varietà di mieli uniflorali (oltre 30) e diversi millefiori, fortemente caratterizzati sul territorio e determinati dall’immenso patrimonio di ambienti e di biodiversità del Paese. Senza dubbio un fattore di qualità e di distintività dei prodotti, fondato su stretti legami con i territori di produzione e che è anche alla base del Sistema di Qualità Nazionale.

Il miele

La produzione nazionale che nel 2022 ha raggiunto circa 23.000 tonnellate – in forte ripresa rispetto all’anno 2021, quando la produzione si era fermata a 12.450 tonnellate (dati Osservatorio Nazionale Miele) resta però insufficiente rispetto alla domanda, per cui le importazioni raggiugono le 26.500 tonnellate circa, pari a 100,8 milioni di euro. È quanto emerge dal Rapporto CREA “Api e Miele: opportunità, potenzialità e minacce per una filiera essenziale”, realizzato grazie alla collaborazione dei centri di ricerca del CREA Politiche e Bioeconomia, Agricoltura e Ambiente, Alimenti e Nutrizione e Orticoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura, nell’ambito delle attività delle Rete Rurale Nazionale. Il Rapporto esplora ed analizza con un approccio integrato e multidisciplinare tutti i molteplici aspetti del settore: dalle questioni strutturali alle dinamiche di mercato, dalla sostenibilità dell’attività apistica e delle aziende che se ne occupano e dei sistemi agricoli e agroforestali che ospitano le api, fino ad arrivare agli aspetti qualitativi e alle caratteristiche e alle proprietà salutistiche delle produzioni.

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