Andrea Pirlo, storia e aneddoti del numero 21 che vuole diventare un grande tecnico

Nel libro autobiografico scritto con il giornalista Alessandro Alciato, dal titolo “Penso quindi gioco” è la foto perfetta di Andrea Pirlo, un fuoriclasse assoluto, uno che ancora prima di passare la palla sapeva già dove piazzarla, quasi infallibile dal dischetto e letale su punizione, soprannominato il maestro e metronomo del centrocampo.

Oltre ad aver vinto il titolo europeo nel 2000 con l’Under 21 di Marco Tardelli e risultato il miglior giocatore della rassegna iridata; invece con la nazionale maggiore ha debuttato a settembre il 9 settembre 2002 con l’Azerbagian sotto la guida di Trapattoni ed il primo gol è arrivato in amichevole contro la Tunisia nel 2004.

Con gli Azzurri ha indossato in qualche occasione, in assenza di Gigi Buffon, suo compagno di squadra alla Juventus, la fascia da capitano ed annovera 116 presenze – settimo nella classifica assoluta – e tredici reti, partecipando a tre mondiali, tre europei e due Confederations Cup, laureandosi campione del Mondo nel 2006 a Berlino e vicecampione europeo nel 2012 con Cesare Prandelli C.T., il quale ha anche scritto la prefazione del suo libro autobiografico.

Da giocatore Pirlo ha fatto innamorare tutti i club in cui ha militato e lasciato rimpianti ai tifosi dell’Inter, la cui dirigenza dell’epoca non è riuscita incredibilmente a scorgere il campione che sarebbe diventato. Dal 95’ al 98’ ha vestito la maglia del Brescia, poi all’Inter senza segnare ed in seguito in prestito alla Reggina di Franco Colomba dove ha realizzato sei reti, giocando assieme a Baronio, Cozza, Bogdani e Kallon. Rientrato all’Inter ha avuto pochissimo spazio e a gennaio è approdato nuovamente al Brescia, dove il compianto Carletto Mazzone lo inventa letteralmente nel ruolo che si è consacrato alla storia del calcio mondiale, ovvero in quello di regista basso che gli sia addiceva alla perfezione. Rimasto nella storia l’assist ad aprile 2001 che ha consentito a Roberto Baggio di segnare alla Juventus uno dei suoi gol più belli. Il ‘Divin Codino’ nel 2007 quando Pirlo era già diventato il “maestro” disse «Andrea ha dimostrato tutto il suo grande talento e il suo valore. Quando giocavamo insieme tutto dipendeva da lui. Ha sempre avuto il grande merito di vedere in anticipo quello che poteva succedere all’interno dell’azione. La sua visione di gioco, quello che sa fare, quello che sa costruire, fanno di lui un fuoriclasse. Andrea ha qualcosa che non si vede spesso in giro». In quel Brescia giocò anche tale Pep Guardiola, uno degli allenatori in circolazione tra i più vincenti che essendo diventato allenatore molto giovane ha provato a portarlo nel suo Barcellona, prima del “Trofeo Gumper” che si disputava in estate, dicendogli nello spogliatoio del Barca davanti agli altri giocatori: «Andrea, ci servi. Stiamo cercando un centrocampista da alternare a Xavi, Iniesta e Busquets. Vieni da noi?», gli fu regalata per l’occasione una bottiglia costosa di vino rosso. Ma la trattativa lampo non è andata a buon fine perché il Milan se lo tenne.

Con la maglia rossonera, dal 2001 al 2011, il metronomo di fama mondiale ha disputato 401 partite segnando 41 reti, aggiudicandosi: 2 Champions League, 2 Supercoppe Uefa, una Coppa del Mondo per club Fifa, 2 scudetti, una Coppa Italia e Supercoppa italiana. Sotto la guida di Carletto Ancelotti al Milan fu uno dei simboli insieme ad altri campioni come Rui Costa e tanti altri, e lo stesso tecnico romano quando andò via e passò al Chelsea lo voleva con sé ma l’amministratore delegato rossonero Galliani lo aveva dichiarato incedibile, salvo l’anno dopo non rinnovargli il contratto e consentirgli di passare a parametro zero alla Juve. Tuttavia, uno dei migliori marcatori e bomber rossoneri, Pippo Inzaghi ha dichiarato del regista, in passato: «Andrea mi ha fatto segnare tanto, ma la punizione per il primo gol di Atene resterà indimenticabile per me: un assist involontario e meraviglioso».

Il Commissario Tecnico, Marcello Lippi con il quale ha alzato al cielo la coppa del Mondo lo ha sempre visto cosi: «Pirlo è un leader silenzioso: parla con i piedi». Successivamente con la Juventus ha vissuto una seconda giovinezza continuando a vincere campionanti e coppe con il rimpianto di non aver sollevato daccapo la Champions perche si sono arresi al Barcellona. Dopo aver salutato l’Italia ha concluso la carriera dopo tre stagioni nella Major League con il New York City nel 2017.

Nonostante sul finire della carriera da calciatore avesse dichiarato di non voler intraprendere la carriera da allenatore Pirlo ha cambiato idea. La Juventus gli ha offerto subito la chance di allenare l’U23 un’esperienza brevissima in quanto il club bianconero lo ha promosso alla guida della primas quadra al posto di Sarri. In quella stagione però non è riuscito a convincere la dirigenza anche se ha vinto la Coppa Italia e Supercoppa italiana e giunto quarto in campionato. Dopo un anno sabbatico è tornato in panchina nel massimo campionato turco alla guida del Fatih Karagümrük, squadra che ha lasciato a tre giornate dalla conclusione del campionato, stazionando a centro classifica. Quest’estate è stato fortemente voluto dal diesse della Samp Nicola Legrottaglie, suo ex compagno di squadra alla Juventus. Dopo un inizio complesso il tecnico si è lanciato in zona playoff con meriti. Antonio Di Gennaro, seconda voce della Nazionale italiana e opinionista ha inquadrato il Pirlo nella veste tecnica. «Ha ingranato dopo un avvio difficile. Il cambio di modulo dal 4-3-3 ad un più equilibrato e consono 3-5-1-1 ed un maggiore coesione ha consentito di fare un bel filotto. Tra i giovani segnalo De Luca. Se saranno nel novero dei playoff sicuramente se la giocheranno».

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