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Anche la Tax credit per il cinema nel mirino degli hacker: «Proteggiamo il nostro organismo digitale»

«In questi ultimi giorni il sistema di accesso al Tax credit è stato hackerato». A dare la notizia dalla Puglia, dove ieri è stato per la prima volta nelle vesti di ministro della Cultura, è proprio Alessandro Giuli. Un annuncio che aggiunge un ulteriore tassello alla vicenda sul credito di imposta per il cinema, finita…

«In questi ultimi giorni il sistema di accesso al Tax credit è stato hackerato». A dare la notizia dalla Puglia, dove ieri è stato per la prima volta nelle vesti di ministro della Cultura, è proprio Alessandro Giuli. Un annuncio che aggiunge un ulteriore tassello alla vicenda sul credito di imposta per il cinema, finita al centro di una inchiesta della Guardia di Finanza.

Le indagini

Nel mirino di chi indaga i numerosi sospetti che girano attorno a una serie di film finanziati tramite il contributo del ministero delle Cultura, che permette di coprire il 40% dei costi di produzione.

Ammonterebbero infatti a decine di milioni di euro i fondi elargiti, a fronte di incassi irrisori di 170 dei film prodotti che al botteghino avrebbero raccolto soltanto poche migliaia di euro. Altri film sarebbero poi dei veri lavori “fantasma”, prodotti in sostanza grazie al ricorso al tax credit ma in realtà mai usciti in sala.

Il commento

Al netto di ciò, ha commentato il ministro, l’attacco informatico «genera riflessioni sulla necessità di proteggere in termini di cybersecurity il nostro organismo digitale, il ministero della Cultura non ha mai smesso di operare per quelle che sono le proprie missioni e sta dando un particolare tratto identitario al lavoro sulle periferie, sui borghi e tutto ciò che normalmente sembra essere periferia culturale».

La replica

Dalla convention organizzata da FdI ad Andria Giuli ha replicato alle accuse rivolte nei suoi confronti, come quella di voler “defranceschinizzare la cultura”, che è «la chiara ammissione che la cultura è stata franceschinizzata», ha commentato. «Non esistono ministri tecnici», ha sostenuto poi, ribadendo che «il fatto che io non abbia una tessera di partito non significa che io non sia espressione» di FdI. Ha una risposta pronta anche a chi si è preso gioco del suo linguaggio, il “Giuliese”: «se uno si fa mettere in commissione Cultura la parola “apocalittismo“ non dovrebbe terrorizzarlo. Questa cosa è stata satirizzata e va bene così, è ovvio che poi ci sono delle strumentalizzazioni».

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