Evasione fiscale, liste d’attese dai tempi biblici, lavoro ancora poco e sottopagato, crisi degli alloggi per gli universitari, anziani maschi assistiti, istanze ambientali dei giovani inascoltate e finanche un allarme sulla diffusione delle armi in Italia. È la “lista dei reclami” presentata alla politica dal presidente Sergio Mattarella in un messaggio di fine anno che ha coniugato allarme e speranza.
mescolando sapientemente lacrime di pessimismo a dosi motivazionali tutte dedicate ai circa dieci milioni e mezzo di cittadini che lo hanno seguito in diretta tv (senza contare gli online). “Pace”, “coraggio”, “Costituzione”, “rispetto” e “ascolto” sono state le parole fondanti di un discorso giudicato perfetto da tutti, come dimostra il plauso bipartisan ricevuto sin dalla fine dell’intervento trasmesso dal Quirinale.
Tra le prime ad intervenire la premier Giorgia Meloni che, attraverso una telefonata al capo dello Stato, ha espresso “piena condivisione sulla necessità di sostenere l’occupazione, retribuzioni adeguate e garantire sicurezza sul posto di lavoro e una sanità” pubblica efficiente”.
Una piena sintonia quasi a disinnescare sul nascere le efficaci punture di spillo del presidente della Repubblica che sui temi sociali e dei diritti ha battuto duro. Da una lettura ragionata del testo presidenziale emerge con forza la voglia di rivitalizzare le energie positive degli italiani, di solleticare l’orgoglio nazionale affinché si trovi finalmente “il coraggio di ascoltare”, di ascoltare l’altro che mai deve essere identificato come un nemico.
Cita più volte la forza della Repubblica, ed una volta anche la parola Patria, ma assai di più il termine Costituzione, la cornice entro la quale l’Italia deve andare avanti, crescere e diventare una società migliore. Fermo nel denunciare le cose che non vanno, il presidente della Repubblica non cade mai nel pensiero negativo: invita, rassicura e stimola l’identità nazionale richiamando la gente a volare alto. Tanto del suo intervento è dedicato ai ragazzi ai quali si rivolge direttamente ritornando al fil rouge del suo pensiero, cioè l’aumento delle violenze.
E in questo caso la violenza “più odiosa”, quella contro le donne: «vorrei rivolgermi ai più giovani. Cari ragazzi, ve lo dico con parole semplici: l’amore non è egoismo, possesso, dominio, malinteso orgoglio. L’amore, quello vero, è ben più che rispetto: è dono, gratuità, sensibilità». E sempre principalmente ai giovani dedica un garbato richiamo dal sapore squisitamente civico: «possiamo dare tutti qualcosa alla nostra Italia. Qualcosa di importante. Anche con la partecipazione attiva alla vita civile. A partire dall’esercizio del diritto di voto, perché per definire la strada da percorrere, è il voto libero che decide. Non rispondere a un sondaggio, o stare sui social». E poi c’è la “pace”, o meglio la necessità di ritrovarne il suo significato più profondo.
La parola “angoscia” risuona più volte nelle orecchie degli italiani e la preoccupazione di Mattarella per l’espansione dei conflitti è evidente: «è indispensabile fare spazio alla cultura della pace. Parlare di pace, oggi, non è astratto buonismo. Al contrario, è il più urgente e concreto esercizio di realismo, se si vuole cercare una via d’uscita a una crisi che può essere devastante per il futuro dell’umanità», ricorda in uno dei passaggi più sentiti. Infine l’intelligenza artificiale, lo strapotere delle multinazionali dei sociali, i timori di un impatto devastante sulle democrazie. Il presidente non nega le immense possibilità dell’intelligenza artificiale ma vuol far capire quanto l’occidente sia in ritardo nell’affrontare il tema, quanto lo sta “sottovalutando”.
Una riflessione che Mattarella vuole sia vera e profonda. E che il tema gli sta veramente a cuore lo si capisce dal fatto che lo ha ripreso anche oggi in un messaggio a papa Francesco: «le nuove potenti tecnologie siano umanizzate, servano il bene comune e non siano mero strumento di interessi di parte». Tema centrale quindi che, ha assicurato, sarà al centro della presidenza italiana del G7.