«I fatti costituiscono manifestazione di mancato recepimento dell’offerta rieducativa e denotano l’incapacità del soggetto di adeguarsi alle regole, ripetutamente violate con pervicacia, dimostrando inettitudine ad autodeterminarsi in senso positivo».
Lo scrive il tribunale di Sorveglianza di Roma nell’ordinanza con cui sciogliendo la riserva ha confermato il carcere per l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno. L’ex sindaco di Roma, che doveva svolgere attività presso la struttura ‘Solidarietà e Speranza’ che si occupa di famiglie in difficoltà e di vittime di violenze, è finito in carcere lo scorso 31 dicembre accusato di una “gravissima e reiterata violazione delle prescrizioni imposte“.
«Dalla breve dichiarazione resa all’udienza da Alemanno risulta una sostanziale ammissione ‘di quanto accaduto’, ossia delle condotte in ragione delle quali la misura è stata sospesa, e le dedotte motivazioni dell’interessato in ordine a ‘quanto accaduto’ (impegni politici e passione politica) non possono affatto giustificare una attività illecita così strutturata, capillare, ostinata» sottolineano i giudici.
A far pesare la situazione dell’ex sindaco di Roma è soprattutto il fatto che «aiutato dai suoi complici (amici, segretaria, la sorella, un consigliere comunale di brindisino e alcuni legali) si è preso gioco degli Uffici che presidiano la misura alternativa alla detenzione intramuraria, con ciò tradendo il senso e lo spirito dell’esecuzione penale esterna, concepita in sintonia con il principio costituzionale secondo il quale la pena deve tendere alla rieducazione, principio che non è stato minimamente recepito dal condannato».