«Per Alberto non si è fatto quel che era necessario e doveroso fare per la sua liberazione». Non nasconde la rabbia e la delusione Amanda Colusso, la madre di Alberto Trentini, il cooperante 47enne in carcere in Venezuela da un anno.
Durante una conferenza stampa a palazzo Marino, sede del Comune di Milano – ha cui hanno partecipato l’avvocata della famiglia, Alessandra Ballerini, e al presidente di Articolo 21, Giuseppe Giulietti -, Colusso ha affermato: «Mi aveva rasserenata la stretta di mano del nostro presidente Mattarella del 19 ottobre scorso alla ministra dell’Istruzione venezuelana e il clima disteso e costruttivo con cui si erano tenute le celebrazioni per la canonizzazione dei due santi venezuelani a Roma».
Quella circostanza, ha aggiunto la donna, «avevo sperato che fosse il punto di svolta per la liberazione di Alberto. Per arrivare all’obiettivo della liberazione di Alberto doveva esserci, e invece non c’è stato, un gruppo coeso e motivato di persone che doveva mirare a uno stesso risultato». Dopo 365 giorni, però, «sono qui a esprimere la mia indignazione perché sono certa che per Alberto non si è fatto quel che era necessario e doveroso fare per la sua liberazione. Sono stata troppo paziente ed educata, ma ora la mia pazienza si è esaurita e ho finito».
Presenti in sala anche i genitori di Giulio Regeni, Claudio e Paola, che hanno donato alla donna alcuni dolcetti tipici friulani, e i genitori di Andy Rocchelli, il fotografo dell’agenzia Cesura ucciso in Donbass nel 2014.









