Abdul Ghani al-Kikli, capo della milizia libica Stability support apparatus, accusato di crimini contro l’umanità, è a Roma. A denunciarlo è il dissidente libico Husam El Gomati che su X pubblica una foto che lo ritrae insieme ad altre persone, intorno al letto d’ospedale del ministro libico degli Interni, Adel Jumaa Amer. Secondo quanto è stato ipotizzato, si tratterebbe del nosocomio Europeo dell’Eur dove l’esponente del governo di Tripoli è ricoverato in seguito ad un attentato.
El Gomati scrive inoltre che il miliziano «è accusato di tortura, sparizioni forzate e uccisioni e sarebbe nella lista dei ricercati della Corte penale internazionale, secondo alcune fonti»; un fatto smentito sempre ieri da fonti della stessa Cpi. Al-Kikli sarebbe atterrato a Fiumicino intorno alle 18 di ieri l’altro, accompagnato da una delegazione libica di alto livello.
La milizia
Secondo Amnesty International, la milizia, guidata da Al Kikli, è stata creata dal governo libico nel gennaio 2021 ed è responsabile di uccisioni illegali, detenzioni arbitrarie di cittadini, detenzioni di migranti e rifugiati, tortura, lavori forzati e altri gravissimi crimini di diritto internazionale. La vicenda si innesta sulla questione, ancora non del tutto chiarita, di un altro miliziano libico in Italia, il generale Nijeem Osama Almasri, la cui liberazione e il successivo accompagnamento a Tripoli con un areo di Stato, nonostante vi fosse un mandato di arresto da parte della Cpi, ha scatenato un caso politico e giudiziario fino all’iscrizione nel registro degli indagati per i vertici del governo, Giorgia Meloni compresa, nelle prime settimane di gennaio.
Le opposizioni
E come accaduto per Almasri, anche per l’ingresso di Al-KIkli le opposizioni chiedono chiarimenti all’esecutivo: «un altro criminale di guerra Libico si aggira per l’Italia – tuonano i capigruppo Pd di Senato e Camera Francesco Boccia e Chiara Braga e il capodelegazione a Bruxelles Nicola Zingaretti – Ancora una volta l’Italia offre ospitalità a personaggi impresentabili. Il governo Meloni chiude le frontiere a chi fugge da torture e accoglie chi dell’immigrazione ha fatto un business disumano», dopo che la stessa segretaria Elly Schlein aveva chiesto «chiarimenti in aula».
Intanto, già nella serata di ieri, fonti internazionali rilevavano che Al-Kikli potrebbe essere titolare di un visto per l’Area Schengen, ovvero il trattato dell’Unione europea che consente la libera circolazione all’interno dei Paesi membri, rilasciato da Malta nel 2023 e valido fino al prossimo 25 novembre. Così come non risulterebbero provvedimenti dell’Interpol a suo carico.