«Le periferie sono motore della cultura e la ricchezza dell’Italia è nelle sue pluralità». Queste alcune delle parole tra i passaggi più importanti del discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso della cerimonia al teatro Pirandello per l’inaugurazione dell’anno di Agrigento Capitale della Cultura.
«Serve rigenerare coesione e procedere insieme – ha continuato -. In un luogo, come Agrigento, ove il patrimonio monumentale è dominante, potrebbe prevalere la convinzione che cultura sia ammirazione delle vestigia del passato. Ma la cultura non ha lo sguardo volto all’indietro. Piuttosto ha sempre sollecitato ad alzarlo verso il domani».
Poi ha citato le parole di Thomas Eliot: ‘Se smettiamo di credere al futuro, il passato cesserà di essere il nostro passato: diventerà il passato di una civilizzazione estinta’.
«Ricordare, tener conto delle lezioni del passato è fondamentale ma la storia è levatrice dell’avvenire. Essere fedeli alla propria storia significa, appunto, costruire il futuro. Nel nostro caso l’Italia, con i giacimenti culturali che ovunque la caratterizzano, è essa stessa lezione di dialogo, di pace, di dignità, per l’oggi e per il domani. Ne parlerete in questo anno. Sapendo che il tema decisivo che investe la cultura è in che modo farne perno di comunità. Come far diventare la conoscenza, l’arte, la cultura, un bene comune, un patrimonio davvero condiviso. Una risorsa sociale che fa crescere, che protegge i beni più preziosi: la libertà, l’eguaglianza dei diritti, il primato della persona, di ogni persona, la solidarietà».
«Agrigento deve parlare al resto del Paese e all’Europa di cui è parte. Agrigento, centro irradiatore dell’antica civiltà greca già nel sesto secolo avanti Cristo. L’Akragas di Empedocle, che definì ‘radici’ i quattro elementi che indicava come costitutivi del tutto: il fuoco, l’aria, la terra, l’acqua. Questi quattro elementi sono ora stilizzati nel logo ufficiale di Agrigento Capitale della Cultura: per Empedocle l’unità degli elementi era la scintilla della nascita di ogni cosa, la loro separazione al contrario era causa di morte. Un simbolo che ripropone la necessità di ricomporre, di rigenerare coesione, di procedere insieme».
«La percezione del bene comune è cultura. È cultura il sapere di chi è aperto alla conoscenza del mondo, di chi ha sete di conoscere altri uomini, di chi sa che la vita è frutto dell’incontro. La cultura, cioè, è la vita. Un sentiero in cui l’uomo è in perenne movimento, a contatto con la propria storia, con quella degli altri. Le scoperte e la loro condivisione accrescono le opportunità. Non è una condizione statica, l’inerzia che nutre la storia, bensì la crescita del sapere che si trasmette e si diffonde. La crescita dell’incontro, del dialogo. Il cammino di Agrigento nei secoli ne è testimonianza. L’Akragas dei greci. L’Agrigentum dei romani. La Kerkent degli arabi. La Girgenti siciliana di secoli addietro».
«Italiani da ogni regione – ha aggiunto – saranno richiamati dal vostro patrimonio culturale, dalle proposte che saprete avanzare. Concittadini di ogni Paese d’Europa, turisti da ogni provenienza. Una frequenza di incontri, di volti, di lingue, di esperienze, di curiosità, destinate a lasciare il segno, ad arricchire le reciproche capacità di comprensione, l’identità di ciascuno»
«Luigi Pirandello, cui questo teatro è dedicato, avrà un posto d’onore in quest’anno. Con la sua sagacia, con la sua ironia, con le sue maschere, con la sua capacità di scavare nell’animo umano».
«Nel ricordare Pirandello ci accompagna e ci aiuta Andrea Camilleri, anch’egli figlio di queste terre. ‘Chi era Sancho Panza? Chi era don Abbondio?’ – domandava Pirandello attraverso uno dei personaggi in cerca d’autore -. ‘Eppure vivono eterni, perché ebbero la ventura di trovare una matrice feconda, una fantasia che li seppe allevare e nutrire, far vivere per l’eternità’».
«Viviamo un tempo in cui tutto sembra comprimersi ed esaurirsi sull’istante del presente. In cui la tecnologia pretende, talvolta, di monopolizzare il pensiero piuttosto che porsi al servizio della conoscenza. La cultura, al contrario, è rivolgersi a un orizzonte ampio, ribellarsi a ogni compressione del nostro umanesimo, quello che ha reso grande la nostra civiltà. Ad Agrigento, in Sicilia, in tutto il nostro Paese, nella nostra amata Italia. Guardiamo con speranza a questo anno da vivere insieme con la voglia di accogliere, di conoscere, di dialogare, di compiere un percorso affascinante, in compagnia gli uni degli altri».