Si è spento a Roma, all’età di 89 anni, Pippo Baudo, monumento della televisione italiana. Nato a Militello in Val di Catania il 7 giugno 1936, con oltre sessant’anni di carriera Baudo ha incarnato il volto stesso del piccolo schermo, conquistando generazioni di spettatori con il suo stile elegante, colto e rassicurante.
Il grande successo arrivò negli anni Sessanta con Settevoci, trampolino di lancio che lo consacrò conduttore per eccellenza. Da lì una sequenza infinita di programmi che hanno fatto la storia della tv: Canzonissima, Fantastico, Domenica in, Novecento, fino al record assoluto di tredici edizioni del Festival di Sanremo, cinque delle quali consecutive, che lo hanno reso simbolo inscindibile della kermesse ligure.
Non solo presentatore, ma anche talent scout: Baudo ha lanciato artisti poi divenuti icone, da Lorella Cuccarini a Laura Pausini, da Giorgia a Andrea Bocelli. Alla sua scuola sono passati comici e attori come il Trio Lopez-Marchesini-Solenghi, Beppe Grillo, Al Bano, Eros Ramazzotti. “Superpippo” – come il pubblico lo ha battezzato – sapeva unire spettacolo e cultura, portando in televisione scrittori, registi e intellettuali, senza rinunciare all’ironia e all’intrattenimento.
La sua carriera ha incrociato momenti cruciali della storia italiana: dalle polemiche politiche al celebre intervento in diretta per fermare l’operaio che minacciava di buttarsi dalla galleria dell’Ariston. Nel 2021 il presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo insignì del titolo di Cavaliere di Gran Croce, massimo riconoscimento al merito.
Con lui se ne va un pezzo di storia
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni lo ha definito «uno dei più grandi protagonisti della storia della televisione, capace di regalare emozioni e momenti indimenticabili». Per il ministro della Cultura Alessandro Giuli, con lui «scompare la personificazione di un pezzo fondamentale dell’autobiografia artistica italiana». La sua Sicilia, e in particolare la città di Catania, lo piange come «ambasciatore nel mondo», figlio illustre che ha portato con orgoglio le radici della sua terra in ogni palcoscenico.
La Rai, di cui è stato simbolo assoluto, lo ricorda come «patrimonio culturale dell’Italia», inventore di format, scopritore di talenti e figura che ha reso il termine “nazionalpopolare” sinonimo di qualità. Fabio Fazio ha sottolineato come Baudo «abbia scritto la grammatica della televisione», mentre Carlo Conti lo ha indicato come «un faro, un punto di riferimento» e Renzo Arbore ha ricordato l’ambizione comune di fare «programmi di gradimento e non di ascolti».
Anche il mondo della musica gli rende omaggio: Gianni Morandi lo ringrazia per averlo sostenuto nei momenti difficili, Jovanotti lo definisce «un gigante dello spettacolo e un uomo splendido», Samuele Bersani parla di «un grazie dovuto da tanti, me compreso», Gianluca Grignani ricorda la sua lungimiranza nel prevedere il successo della sua prima canzone. Gianna Nannini lo saluta con un semplice e affettuoso «sei sempre un grande spettacolo», mentre Giorgia sottolinea: «Ci hai inventati tu, siamo tutti tristi oggi».
Toccanti anche le parole di chi lo ha conosciuto da vicino: l’ex moglie Katia Ricciarelli, molto commossa, ha detto di sentirsi «sconvolta e sola», e Tullio Solenghi lo ha definito «un fratello maggiore». Marisa Laurito lo ha ricordato come protagonista di un’epoca irripetibile.
Con Pippo Baudo se ne va non solo un conduttore, ma un pezzo di vita collettiva: l’uomo che ha saputo trasformare la televisione in spettacolo e cultura popolare, accompagnando l’Italia nei suoi cambiamenti e lasciando un’eredità che continuerà a vivere nella memoria e nel cuore di generazioni. Con la sua voce inconfondibile, la gestualità teatrale e la capacità di tenere il palco come pochi, Pippo Baudo ha segnato la memoria collettiva del Paese. Con lui se ne va non solo un presentatore, ma un pezzo di storia della televisione italiana.