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Accesso ai seminari, le nuove linee guida della Cei: sì ai gay, ma essenziale la castità

Sì ai gay purché vivano in castità. Sì ai social network purché si usino valutandone opportunità e rischi. Massima attenzione agli abusi. Sono le nuove linee guida della Conferenza episcopale italiana (Cei) per l'ammissione ai seminari. Non ci sarà uno sbarramento agli omosessuali, dunque, ma solo a coloro che «praticano» poiché per essere ammessi in…
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Sì ai gay purché vivano in castità. Sì ai social network purché si usino valutandone opportunità e rischi. Massima attenzione agli abusi.

Sono le nuove linee guida della Conferenza episcopale italiana (Cei) per l’ammissione ai seminari.

Non ci sarà uno sbarramento agli omosessuali, dunque, ma solo a coloro che «praticano» poiché per essere ammessi in seminario bisogna mostrare fin dall’inizio «l’orientamento alla vita celibataria».

Nelle linee guida si legge che «nel processo formativo, quando si fa riferimento a tendenze omosessuali» è «opportuno non ridurre il discernimento solo a tale aspetto».

Per la Cei «l’obiettivo della formazione del candidato al sacerdozio nell’ambito affettivo-sessuale è la capacità di accogliere come dono, di scegliere liberamente e vivere responsabilmente la castità nel celibato». Si ribadisce invece che «la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l’omosessualità».

Massima attenzione agli abusi

Tra le priorità da osservare per ammettere un candidato in seminario, sottolineano le nuove norme, ci deve essere il fatto che non sia mai stato coinvolto in episodi di abusi. «Massima attenzione dovrà essere prestata al tema della tutela dei minori e degli adulti vulnerabili – si legge -, vigilando con cura che coloro che chiedono l’ammissione al Seminario maggiore non siano incorsi in alcun modo in delitti o situazioni problematiche in questo ambito».

Sì ai social network ma valutandone rischi e opportunità

Per quanto riguarda i social network, non sono banditi ma le persone che aspirano al sacerdozio devono essere accompagnate nel loro corretto uso. «Come tutti – recita il documento dei vescovi -, anche i seminaristi vivono immersi nell’ambiente digitale in cui virtuale e reale sono strettamente intrecciati. Questo richiede che siano accompagnati a maturare la capacità di abitare tale ambiente con consapevolezza e sapienza, riconoscendone le opportunità e i rischi».

La Cei ricorda che nel Sinodo dei giovani del 2018 era emerso che «accanto alla sempre necessaria prudenza per tutto ciò che deve essere vissuto e utilizzato in modo consapevole e buono», è necessaria anche «la consapevolezza che anche quello digitale è un mondo da abitare e da evangelizzare nei modi opportuni».

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