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La Consulta “salva” l’abrogazione dell’abuso d’ufficio: nessun contrasto con le norme internazionali

La Corte Costituzionale ha dichiarato infondate le questioni di legittimità costituzionale sollevate da numerosi tribunali e dalla Cassazione in merito all'abrogazione del reato di abuso d'ufficio. Secondo quanto reso noto dalla Consulta, i giudici hanno ritenuto che la Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione (Convenzione di Merida) non imponga né l'obbligo di prevedere tale…
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La Corte Costituzionale ha dichiarato infondate le questioni di legittimità costituzionale sollevate da numerosi tribunali e dalla Cassazione in merito all’abrogazione del reato di abuso d’ufficio.

Secondo quanto reso noto dalla Consulta, i giudici hanno ritenuto che la Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione (Convenzione di Merida) non imponga né l’obbligo di prevedere tale reato, né il divieto di abrogarlo.

La decisione della Corte Costituzionale giunge dopo che diversi magistrati avevano espresso preoccupazioni circa la compatibilità dell’abrogazione, fortemente voluta dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, con gli impegni internazionali assunti dall’Italia con la sottoscrizione della Convenzione di Merida. Convenzione che, infatti, prevede strumenti di contrasto alla corruzione, tra cui era implicitamente incluso anche l’abuso d’ufficio.

Il guardasigilli Nordio ha sempre respinto questa interpretazione, sostenendo che l’ordinamento penale italiano dispone di un robusto sistema di norme anticorruzione e che la Convenzione di Merida non vincoli gli Stati membri a prevedere specificamente il reato di abuso d’ufficio, lasciando tale scelta alla loro discrezionalità. Tesi che ha trovato conferma nella pronuncia della Consulta.

Tuttavia, l’abrogazione del reato sta già producendo e genererà significative conseguenze sul piano giuridico.

Il giurista Gianluigi Gatta ha evidenziato come tale misura porterà alla cancellazione di 3.623 condanne definitive negli ultimi 25 anni per abuso d’ufficio, con la conseguente revoca delle condanne e la cessazione delle pene in corso di esecuzione.

Gatta ha inoltre sottolineato come non saranno più punibili condotte di malaffare quali l’abuso di vantaggio per fini personali, l’abuso di danno volto a provocare un danno ingiusto a un cittadino e, soprattutto, l’omessa astensione in presenza di un conflitto di interessi.

L’Associazione nazionale magistrati (Anm), in passato, aveva espresso forte preoccupazione per l’abrogazione, paventando il rischio di creare zone di impunità per gli amministratori locali che abusano dei propri poteri, prevaricano i diritti dei cittadini o assumono comportamenti vessatori.

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