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A trainare i consumi adesso sono i single: due milioni in più rispetto al 2012

Il fenomeno è sotto gli occhi di tutti. Le famiglie tendono, anno dopo anno, ad assottigliarsi fino ad arrivare alla singola unità. Un cambiamento demografico che inevitabilmente si ripercuote anche sui consumi. Nel 2024 gli acquisti dei single hanno superato i 235 miliardi di euro, pari al 26,2% della spesa complessiva degli italiani. Un trend in crescita, viste le proiezioni. Basti pensare che soltanto tredici anni fa la spesa dei single si fermava a 166 miliardi. Un aumento quindi, rispetto al 2012, di 69 miliardi. A sviscerare i numeri è uno studio di Confesercenti, sulla base di elaborazioni su dati Istat e un sondaggio condotto con Ipsos prendendo un campione rappresentativo di consumatori.

Il restringimento delle famiglie

Tra le cause alla base dell’exploit dei consumi da parte dei single c’è, come detto, il restringimento delle famiglie. Come hanno evidenziato i dati Istat nelle ultime rivelazioni, tra il 2012 e il 2024 c’è stato un aumento del numero complessivo di nuclei familiari, passato da 25,9 a 26,5 milioni. Un incremento però inverso rispetto a quanto si potesse pensare, visto che è stato accompagnato da una ricomposizione delle tipologie, con le coppie senza figli che ormai rappresentano oltre la metà del totale (il 56,6% nello specifico). Il dato più eclatante però è quello dei nuclei composti da un solo membro. Lo scorso anno la loro quota è salita a 9,7 milioni, il 36,2%, essenzialmente due milioni in più rispetto al 2012.

I comportamenti di consumo

Il consumo di queste nuove famiglie, spesso non contemplate da bonus o in generale dalla manovra di bilancio, è quindi indicativo per capire il fenomeno, già presente in varie altre parti d’Europa. I comportamenti di consumo di chi vive da solo sono, infatti, più individualizzati e digitalizzati. I single mangiano più spesso fuori casa: il 27% pranza o cena fuori almeno due volte a settimana, contro il 21% delle famiglie, e ricorrono più al delivery, con il 13% che ordina cibo a domicilio o da asporto 2-3 volte a settimana, più del doppio rispetto alle famiglie senza figli.

Una spesa legata quindi alle esigenze di praticità, visto che il 20% acquista abitualmente piatti pronti o semipronti e l’11% preferisce confezioni monoporzione, contro appena il 3% del totale. Una tendenza che sta facendo mutare, di conseguenza, ai produttori i formati o in generale il packaging rendendolo più a portata di single.

Il retail si adatta ai tempi

Il consumo dei single è indicativo per capire come si sta adattando il mondo del retail rispetto alla digitalizzazione. Il 9% di questo tipo di famiglie fa la spesa alimentare online, tre volte la media nazionale (3%), e anche per abbigliamento, tecnologia e beni non alimentari l’e-commerce è più diffuso tra chi vive da solo (30%). Non solo. Chi vive da solo destina quote più alte alla tecnologia (35%) e alla connettività (60%). Meno sulla cura della persona e, ancora di più sul fronte dei viaggi. In quest’ultimo caso la spesa media annua dichiarata dagli intervistati si è fermata a 1.543 euro, molto al di sotto dei 2.645 euro delle famiglie con figli.

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