Poliba, gusci di cozze e sedimenti dei porti: da scarto a nuova risorsa di mercato

Il Politecnico di Bari è alla guida di un consorzio pubblico-privato che punta a trasformare i gusci delle cozze e i sedimenti dei porti in una nuova risorsa di mercato. Il programma europeo Life, con 4 milioni di euro, ha finanziato il progetto “GreenLife4Seas”, presentato dal Poliba e da 8 partners con l’obiettivo di portare sul mercato, in cinque anni, un nuovo prodotto studiato e sperimentato nei laboratori baresi Dicatech e dell’Eth di Zurigo.

In merito, è stata verificata l’efficacia di un trattamento di stabilizzazione meccanica dei sedimenti con leganti in parte sostituiti da una farina di gusci di mitili che diventa, dunque, un additivo innovativo e sostenibile che consente di ridurre le quantità di cemento necessarie per la stabilizzazione dei sedimenti. Il progetto si chiama “Greenlife4seas (GREen ENgineering solutions: a new LIFE for SEdiments And Shells)” ed è stato proposto da un consorzio di 9 partners, guidato dal Politecnico di Bari (composto da enti di ricerca, enti pubblici e aziende italiane e la presenza dell’Autorità portuale del Porto del Pireo, in Grecia). Il progetto è stato ammesso al finanziamento europeo, con oltre 4 milioni di euro per l’arco temporale 2023-2028, nell’ambito del programma “Life.

L’Italia è tra i primi dieci produttori mondiali di cozze e ostriche con il 10% della itticoltura totale (fonte Fao-Fishstat). Su scala nazionale invece, la Puglia con il 16% (fonte AMA) è la terza regione, dopo Emilia Romagna e Veneto, per la produzione di molluschi bivalvi: principalmente cozze. Il settore nel 2016 ha registrato una produzione di 10 mila tonnellate in peso vivo di molluschi (fonte Arpa Puglia): del prodotto complessivo, in media oltre il 50% diventa scarto, specie i gusci.

A Taranto, uno dei più importanti centri d’Europa di mitilicoltura, la produzione giornaliera si aggira sulle 10 tonnellate, ma solo 2 tonnellate circa di gusci finiscono in discarica al costo medio di 100 euro per 1 tonnellata. I gusci di mitili non possono essere riciclati nell’umido perché di natura inorganica, non compatibili con il compostaggio: è, dunque, abbastanza diffuso lo smaltimento illegale a terra e a mare con il conseguente impatto negativo sull’ambiente.

I sedimenti dei porti sono usualmente dragati per garantire la navigabilità e/o per rimuovere i contaminanti in essi presenti. In Italia ci sono circa 50 milioni di metricubi di sedimenti da dragare, con un incremento annuo di circa 5 milioni (fonte Assoporti). In Puglia sono presenti 89 porti con diverse caratteristiche e dimensioni. Per esigenze di manutenzione, economiche, ambientali, di sicurezza sono sottoposti ad operazione di dragaggio con certa periodicità. Lavori di dragaggio sono previsti in 36 porti regionali per un volume di sedimenti di oltre 3 milioni di metri cubi, in un arco temporale di 5-10 anni per un costo di quasi 180 milioni di euro.

Attualmente, i sedimenti dei porti sono gestiti come rifiuti e conferiti in vasche di colmata, con conseguente dispendio di ingenti risorse per lo smaltimento. Ciò è anche dovuto alla circostanza che essi necessitano di trattamenti chemo-meccanici complessi e dispendiosi per poter essere riutilizzati. Costo medio di smaltimento, 250 euro per 1 tonnellata.

Grazie alla collaborazione con le aziende partners del progetto (SIMEM S.p.A., Vitone Eco Srl e Noesis European Development Consulting), prototipi di frangiflutti, pavimentazione da esterni e modelli in scala per banchine verranno realizzati e messi in opera, quali prodotti green di nuova generazione, direttamente in alcune aree dei porti di Bari e Barletta, del porto di La Spezia in Italia e del Porto del Pireo in Grecia. In particolare, i porti di Bari e Barletta, diventeranno gli apri pista dell’iniziativa scientifica: per il Porto di Barletta è prevista la collocazione in aree pre-determinate di masselli autobloccanti da esterno (pavimentazione) e frangiflutti, mentre, per il Porto di Bari, sono in programma prototipi per banchina.

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