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La città del futuro, la professoressa Dotoli: «Così Bari può diventare smart come Copenaghen»

Temperamento deciso, voce pacata, un sorriso rassicurante; una mente razionale, di quelle che spaccano il capello in quattro e non lasciano mai nulla di irrisolto. Lei è Mariagrazia Dotoli, 52 anni, professoressa ordinaria di Controlli automatici presso il Dipartimento di Ingegneria elettrica e dell’informazione al Politecnico di Bari. “Regina” dei numeri e del mondo della…

Temperamento deciso, voce pacata, un sorriso rassicurante; una mente razionale, di quelle che spaccano il capello in quattro e non lasciano mai nulla di irrisolto. Lei è Mariagrazia Dotoli, 52 anni, professoressa ordinaria di Controlli automatici presso il Dipartimento di Ingegneria elettrica e dell’informazione al Politecnico di Bari. “Regina” dei numeri e del mondo della logistica, a conferma della sua eccellente preparazione nelle materie Stem c’è un recente riconoscimento di rilevanza internazionale: è stata insignita della l’Ieee Fellowship per il 2024, un premio prestigioso assegnato dall’Institute of electrical and electronics engineers. Un contributo alla ricerca scientifica sul controllo dei sistemi logistici nelle “smart city”.

Una donna in un ambito professionale da sempre maschile: quanto è cambiato nel corso del tempo, rispetto agli inizi dei suoi studi?

«Mi sono iscritta alla Facoltà di Ingegneria elettronica a Bari nel 1989: c’erano tre ragazze su 400 e non esisteva nemmeno il bagno per le studentesse. Ora la situazione è decisamente migliorata ma la strada è ancora lunga per tutti i tre i Politecnici d’Italia, dove si riscontra solo un 30% di presenze femminili. Le dirò di più, è un problema non solo di questo Paese ma mondiale. Un deficit che ricade negativamente sulla società: perdiamo talenti e “ci perdiamo” anche economicamente. La presenza delle donne, infatti, è una ricchezza, si migliora in termini di efficienza e fa anche risparmiare».

Un esempio concreto?

«Nella progettazione di un passeggino. Chi meglio di una mamma può pensare alla soluzione migliore?».

È un problema culturale?

«Mancano i modelli di ruolo. Quando in tv si vedono solo uomini esperti nelle materie scientifiche, si è portati a seguire quel tipo di esempio. Le donne che occupano posti di potere, in qualsiasi ambito professionale, sono invece una grande risorsa».

E lei come è riuscita a contrastare quel modello stereotipato a favore del genere maschile?

«Seguendo con tenacia le mie passioni e devo ringraziare i miei genitori per aver appoggiato sempre le mie scelte».

Lei è figlia d’arte. Suo padre, di Volturino, è un francesista e poeta, docente alla Sorbona di Parigi e professore emerito all’Università di Bari. Sua madre, Fulvia Fiorino, è stata docente universitaria di francese, qui a Bari. In questo clima così “umanistico”, da dove nasce il suo amore per la matematica?

«È sempre stata la mia materia preferita. Sono poi approdata a Ingegneria grazie ai consigli di due persone indimenticabili: i compianti professoressa Alda Vinci e professore Umberto Ruggiero».

Nello specifico, quali sono gli apporti che i suoi studi offrono alla comunità, nella direzione delle “città smart”?

«Ci sono tante applicazioni pratiche. Migliorare i trasporti con mezzi più veloci, costruire ciclovie, instaurare chiusure strategiche al traffico, affrontare il tema rifiuti, migliorare la sicurezza e tanto altro. La tecnologia è al servizio del cittadino per migliorare il suo benessere».

E in Puglia in cosa siamo particolarmente “intelligenti”?

«Nell’ambito dell’energia pulita, qui siamo in pole position a livello italiano».

C’è, a suo dire, una città da prendere ad esempio?

«Per le metropoli Singapore ma per me la città più vivibile è Copenaghen dove ho trascorso un anno di dottorato alla Danish Technical University: in quella città si prevede nel 2050 impatto zero in termini energetici e oggi l’insistere su eolico, fotovoltaico e biomasse la rende tra le più sostenibili al mondo. Basti pensare che il 50% dei veicoli sono biciclette. Per una smart city è comunque fondamentale investire, sono necessari molti fondi».

A questo proposito, sul tema crescita per proficui progetti e investimenti, dal 28 agosto al 1 settembre allo Sheraton di Bari è in programma la “Ieee 20th International conference on automation scienze and engineering”, dove lei ricopre il ruolo di general chair. Quali i punti focali di questa cinque giorni?

«L’automazione 5.0 per una nuova era nell’evoluzione delle città. L’utilizzo dell’automazione non è limitato solo al mondo dei robot industriali ma deve essere diffuso nella vita di tutti i giorni, da quella domestica ai trasporti, dalla sanità (con la robotica medica) ai servizi pubblici, all’energia e sicurezza. Un concetto di pervasività dove il benessere della persona è sempre al centro».

Una conferenza con 500 esperti provenienti da tutto il mondo e con la partecipazione di molte aziende, pugliesi ed estere. In questa atmosfera cosmopolita si auspica che il Poliba possa accogliere sempre più studenti stranieri; oggi per i corsi magistrali, in lingua inglese, se ne contano alcune decine e provengono soprattutto dall’Iran, Pakistan, Cina, Marocco e Turchia. Professoressa, lei conosce il francese, l’inglese, un po’ di tedesco e danese e ambisce all’internazionalizzazione del corpo docente. Ha anche un sogno nel cassetto?

«Certo, vedere al Politecnico di Bari un rettore donna, anzi una rettrice, una carica già conquistata a Milano e Roma».

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