Col doppio dei voti su Lobuono, Antonio Decaro è stato eletto presidente della Regione Puglia. Non è una sorpresa, come non è una sorpresa nemmeno la bassissima percentuale di pugliesi che si è recata alle urne. Le due cose, anzi, sono collegate.
Dopo il successo alle Europee, la vittoria di Decaro non solo era nell’aria, ma era scontata. Per questo, sia da sinistra che da destra, non essendoci alcun segnale di competizione, hanno preferito starsene a casa.
Grave errore, certamente, ma la responsabilità è dei partiti, che non hanno saputo trovare motivi convincenti per riconquistarli.
Una sorpresa, invece, sotto certi aspetti, si può considerare il disarmo pugliese del centrodestra, coalizione che governa il Paese. Non è bastata la presenza della Meloni a risollevarne le sorti. Né sono servite le reiterate presenze in Puglia di ministri, capogruppo, parlamentari di ogni genere.
In 20 anni di opposizione, il centrodestra pugliese ha perso la rotta e non ha più equipaggio. Per la verità ha anche pochi passeggeri. Queste elezioni, col Governo in appoggio, dovevano segnare la svolta, il cambio di rotta. Ma la nave è naufragata.
Perchè? Bisognerebbe chiederlo a chi la comandava. Coerenza e dignità vorrebbero, adesso, decisioni consequenziali da parte della triade della disfatta. Anche perché da domani per il centrodestra pugliese, si apre una prospettiva ancora più drammatica: altri 10 anni di opposizione. Senza considerare che fra un anno e mezzo ci saranno le politiche.










