La vicenda del furto al Louvre continua a divertire. Hanno recuperato la refurtiva, hanno preso i ladri, e quindi la storia potrebbe considerarsi chiusa, ma non è così.
Il dopo-furto appassiona più del furto. Perchè tutti si chiedono come abbia potuto un gruppo di malcapitati mettere a segno in maniera così facile e clamorosa il più grosso furto del secolo nel museo più conosciuto e frequentato del mondo.
A leggere e guardare sui social le storie dei ladri si rimane strabiliati. Addirittura uno di essi non sapeva nemmeno che il museo che aveva derubato fosse il Louvre. Un altro, ricercatissimo dalla polizia francese, continuava ad esibirsi sul web, dov’è conosciutissimo, con le sue bravate con la moto.
L’eccezionalità dell’evento sta nel fatto che i ladri pensavano di aver compiuto una cosa (per loro) normale e che per questo l’avrebbero fatta franca come, probabilmente, altre volte. Non avevano nemmeno l’idea del valore storico e monetario di quello che avevano rubato, come se avessero portato via le posate d’argento da una casa di nobili.
Proprio per questo, i ladri del Louvre meriterebbero un riconoscimento speciale, una specie di laurea ad honorem, visto che di istruzione non sembra abbiano avuto il tempo di immagazzinarne abbastanza. Una sanzione adeguata sarebbe condannarli a corsi speciali di storia dell’arte per tutto il tempo che trascorreranno nella stessa prigione di Sarkozy.