La vicenda di Tatiana, almeno sotto il profilo della cronaca, si è conclusa. Si era temuto il peggio, ma per fortuna è viva e vegeta. Meglio così. Ma il suo caso è tutt’altro che chiuso. Né, a nostro avviso, questa storia può finire con un nulla a procedere da parte della Procura.
Per dieci giorni un’intera città, Nardò e il Salento, per non parlare della sua famiglia, hanno vissuto nel terrore. La scomparsa di Tatiana, dopo una settimana, ha mobilitato il circo mediatico ed è diventata nazionale.
Tutti ci siamo chiesti, con apprensione: che fine ha fatto Tatiana? Lei se ne stava accucciolata in casa del fidanzato, in luna di miele, e chissà se non si divertisse a seguire in Tv tutto quello che le accadeva intorno.
Siamo felici perché non le è accaduto niente di brutto, ma chi ci ripaga il procurato allarme? Il codice penale lo prevede come reato, la storia di questi giorni ce lo consegna nella sua reale dimensione.
Tatiana e il suo fidanzato hanno commesso un reato con cognizione di causa. Potrebbero averlo fatto per accrescere il già alto numero di follower di lei, o per immaturità, o per qualsiasi altra ragione. Sta di fatto che per 10 giorni non si è parlato che di questa storia.
Si andava a dormire e ci si alzava con il stressante interrogativo. Poi, giovedì sera, si scopre che lei è felicemente accampata nell’appartamento del fidanzato. Saluta tutti e se ne torna a casa. Questa storia, davvero può finire così? O lo Stato deve dare segnali che non ne alimentino altre?









