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Il fatto di Enzo Magistà

Il fatto di Enzo Magistà, Sinner e la Davis? L’impressione è che sia solo questione di soldi

Non toccate Jannik Sinner. Chi tocca muore. Al rifiuto del tennista alla convocazione in Nazionale per la Coppa Davis, l’Italia si è spaccata in due.

Da una parte chi l’ha presa male, anche per le motivazioni addotte da Sinner. Dall’altra chi lo ha difeso, dandogli perfino ragione.

Secondo i primi, la Nazionale è la Nazionale, non si può rifiutare. Farlo per soldi, poi, è ancor più inaccettabile. Per gli altri, invece, ogni atleta ha il diritto di scegliere cosa fare, non lo si può rimproverare per un no che, peraltro, anche altri atleti hanno detto. Fin qui, tutto normale. Siamo in democrazia, ognuno la pensa come crede.

Quello che non capiamo è la reazione nervosa, e sotto certi aspetti anche aggressiva, dei filo-Jannik nei confronti dei suoi contestatori. Giornalisti e semplici cittadini che si sono permessi di non essere d’accordo sulla decisione di Sinner sono stati massacrati sui social, derisi e offesi.

Ci permettiamo, allora, di fare una riflessione, per tentare di riportare la questione nel suo giusto alveo. Che l’Italia debba ringraziare Sinner per i suoi (nostri) successi, non ci sono dubbi. Che Sinner abbia il diritto di rifiutare la convocazione, altrettanto. Ma non doveva farlo nel modo in cui l’ha fatto, con sufficienza e arroganza: la Davis l’ho già vinta due volte! Anche Wimbledon l’ha vinto due volte, però ci andrà ancora. Con tutto il rispetto, abbiamo l’impressione che sia solo questione di soldi.

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