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Il fatto di Enzo Magistà

Il fatto di Enzo Magistà, scienza e ricerca diano delle risposte

Lui non lo sapeva. Ma nei suoi geni (il Tp53) aveva una mutazione che aumenta in maniera drastica (90%) il rischio di ammalarsi di cancro. Malattia che lui non ha contratto, almeno finora, ma che ha trasmesso ad almeno 197 bambini in tutta l’Europa. Alcuni di essi sono già morti. I rimanenti hanno la quasi certezza di fare la stessa fine.

L’anonimo infettante è un danese che da giovane si faceva pagare per donare il suo sperma ad una banca specializzata, che lo ibernava e lo vendeva per la procreazione assistita. Alle analisi – così dice la Banca del seme – non risultò essere portatore di rischi genetici. Poi alcuni medici si sono insospettiti per la morte dei primi bambini.

Un’inchiesta giornalistica ha permesso di risalire anche alle vittime, sparse in 14 Stati europei. Ma la notizia ancor più sconcertante è che non esiste un modo per scoprire in anticipo il rischio.

La Banca danese e i ricercatori ad essa collegata, hanno affermato che la mutazione non è rilevabile preventivamente attraverso controlli genetici. E d’altra parte il donatore e la sua famiglia non sono malati.

A parte le questioni etiche sulla procreazione in laboratorio, nonostante il metodo sia ormai largamente praticato, questa vicenda pone interrogativi di ordine scientifico che potrebbero avere un peso sulla sua evoluzione. Scienza e ricerca, perciò, dovrebbero dare immediate risposte.

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