S’è portato in carcere il giusto necessario, e due libri da leggere: Il Conte di Montecristo e La vita di Gesù. Nicolas Sarkozy, già presidente della Repubblica francese, da ieri è ospite della prigione della Santè, a Parigi, per una condanna a 5 anni per associazione a delinquere e finanziamento illecito.
È la prima volta che in Francia una personalità del genere finisce dietro le sbarre. Ci è andato coi suoi piedi, anzi, in macchina, accompagnato dalla moglie, Carla Bruni. Non ci resterà 5 anni, ma il fatto è ugualmente e simbolicamente importante. Soprattutto se paragonato a noi. Nemmeno ai tempi di Tangentopoli il pool di Mani Pulite riuscì nella stessa impresa. Craxi si rifugiò ad Hammamet ed evitò la prigione.
Ma la cosa più importante è un’altra. Sarkozy è finito in carcere a seguito di una sentenza di primo grado, che può appellare. In Italia vai in carcere solo se uccidi qualcuno e vieni preso sul posto dell’omicidio. Altrimenti devi aspettare la Cassazione, almeno 10 anni dopo.
Ma c’è anche un altro particolare che deve far riflettere. Prima di consegnarsi, Sarkozy è stato ricevuto da Macron, il suo successore, all’Eliseo. Un segnale di umanità, amicizia e coerenza. Da noi tutti gli avrebbero voltato le spalle, appena dopo la sentenza.
In Francia, la giustizia è una cosa, l’amicizia, il rispetto, la politica altro. Tutto ha un proprio spazio. Compresa la cella dell’ex presidente, singola, e di 9 metri quadrati.