L’altro giorno Giorgia Meloni ha mandato a quel paese i ministri che le chiedevano di non fare tagli ai loro ministeri nella manovra finanziaria.
Pensate a spendere i soldi del Prrr, gli ha detto, anziché venire a piangere a palazzo Chigi. Ne aveva pienamente ragione. Conosceva il report che è stato diffuso, solo ieri, dalla Ragioneria sullo stato di avanzamento della spesa Pnrr da parte dei ministeri.
L’avanzamento, ad otto mesi dalla scadenza, è del 31,78%: un terzo. Ma ciò che spezza le gambe è il dato degli impieghi, cioè dei soldi spesi: appena il 4,83%. Ci sono 26,5 miliardi, una finanziaria, che l’Italia (il Governo) rischia di dover restituire all’Ue per non essere stata in grado di spenderli. Nelle nostre città c’è chi – legittimamente – si lamenta per i lavori in corso che creano disservizio. Ma quei lavori sono il segno dei soldi Pnrr che vengono spesi da parte dei Comuni.
A Roma, i fondi europei restano nel cassetto. Ci sono ministeri, come il Lavoro, che hanno 4 miliardi a disposizione per la lotta alla povertà ed hanno speso zero. Lo stesso ministero ha 5 miliardi nel cassetto per le politiche a favore di giovani e donne, ma ha speso finora appena un milione e mezzo: lo 0,30 per cento. Non fanno meglio altri ministeri come la Salute, la Cultura, o la stessa Presidenza del Consiglio, che non vanno oltre l’1 per cento di spesa.










