I Comuni si sono dannati l’anima per ottenere i fondi europei del Pnrr. Hanno persino assunto tecnici ed esperti per mettere a punto i progetti e perfezionare le pratiche. Ottenuti i fondi, hanno dovuto iniziare un altro tour de force per impegnarli e spenderli, prevalentemente in opere pubbliche, strade, asili, eccetera. Con una spada di Damocle, la scadenza.
Entro giugno dell’anno prossimo i soldi dovranno essere spesi e i lavori ultimati, altrimenti il finanziamento dovrà essere restituito. Per questo le nostre città sono diventate tutto d’un tratto cantieri aperti, luoghi irraggiungibili, percorsi sconnessi, un disagio continuo. E per questo i cittadini, primi fra tutti i commercianti, protestano.
I cantieri in città rallentano tutto, non solo il traffico e gli spostamenti, ma anche gli affari. Ma se vogliamo migliorare le città dobbiamo pur sottoporci a qualche sacrificio. Non si possono rifare le strade tenendole aperte al traffico. E migliorare le strade vuol dire anche migliorare la qualità della vita e degli affari che in esse si svolgono. Bisogna capirlo.
Non si può chiedere di modernizzare la città e al tempo stesso di non aprire i cantieri. Delle due, l’una. Sì, ma almeno indennizzateci, dicono i commercianti ai Comuni. E i soldi per l’indennizzo dove sono? Chi li mette? Però si può almeno ottenere che i lavori non durino fino a giugno dell’anno prossimo.