In 55 anni di vita, la Regione Puglia ha emanato più di un migliaio di leggi. Ma la più assurda in assoluto è quella elettorale, l’ultimo aggiornamento della quale è di appena nove mesi fa.
Contiene norme contraddittorie, difficilmente applicabili e penalizzanti sia per gli elettori e per i partiti, che per la democrazia. E nella tornata elettorale appena conclusasi ne abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione.
Creata per garantire la rappresentanza di tutti i territori, finisce per premiare i territori meno rappresentativi a scapito di quelli più popolosi. In termini generali, in consiglio regionale dovrebbero sedere 50 consiglieri suddivisi in maniera proporzionale fra popolazione rappresentata e voti espressi dagli elettori.
Alla provincia di Bari, ad esempio, dovrebbero spettare 16 consiglieri suddivisi fra i partiti. Nella nuova legislatura, invece, i consiglieri baresi saranno solo 9. Gli altri 7 se li sono mangiati le altre province, in particolare la Bat(+3) e Foggia(+2). Due partiti, AVS e Avanti Popolari, pur avendo superato la soglia di sbarramento del 4%, non hanno ottenuto consiglieri perché la legge prevede-in maniera assurda-che il conteggio si debba fare sui voti ottenuti dal candidato presidente e non dai partiti! E potremmo continuare.
Sono problemi noti da anni, che nessuno, però, ha mai affrontato nel momento e nella maniera giusta. Ci si è ricordati solo alla vigilia delle elezioni di aggiustare la legge. Ma le leggi elettorali si fanno ad inizio legislatura, non alla fine. Decaro, che si è addolorato per gli errori, speriamo che se lo ricordi appena insediato.