Conosciamo laureati in Filosofia che stanno trasformando l’agricoltura e diplomatici che guidano aziende dal fatturato miliardario. Questo per dire che il successo non lo fa il titolo di studio. Anche se laurearsi è importante. Ma anche per dire che buon medico può diventarlo un diplomato all’istituto professionale. L’importante è che faccia bene l’università.
Quindi, sbagliava la professoressa barese secondo cui chi non ha fatto il liceo non potrebbe iscriversi a Medicina, ma dovrebbe consegnare le pizze a domicilio. A parte che ci sono laureati che fanno gli operatori ecologici o scontrinano al supermarket.
Ma chi l’ha detto che, col sistema scolastico che abbiamo, le professioni debbano essere necessariamente il risultato di un percorso di studi prestabilito? In teoria dovrebbe essere così, ma nella realtà, purtroppo, ci si deve arrangiare, e prendere quello che c’è. O andare all’estero.
Gli studenti baresi che non hanno gradito l’infelice uscita della prof hanno fatto bene a protestare. Ma hanno sbagliato bersaglio. Il problema non è la prof, ma quello che sono costretti a fare per poter accedere alla facoltà di Medicina, dove prima si entrava con un quiz, e adesso si arriva con un semestre di lezioni ed esami propedeutici che sono peggiori del quiz. Anche se fra un disastro e l’altro, la Puglia, miracolosamente, riesce ancora a sfornare medici e scienziati.